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“Francesco e la valigia – Odisseo e la valigia 2016”

MIRKO GABELLONE mostra-performance dal 27 al 31 luglio 2016

vernissage mercoledì 27 luglio ore 21,00 Chiesa di San Biagio Piazza San Biagio – Sam Simone di Sannicola (le) ingresso libero

Una ricercata e delicata messa in scena del tema del viaggio, oltre che come metafora della vita, una delle immagini più frequenti in tutte le letterature, un concetto spesso trattato dagli scrittori di ogni epoca, dai mitici viaggi di Erodoto a quello trascendente di Dante, ma soprattutto la voglia di scoprire, la curiosità di vedere oltre i recinti di ognuno di noi, il tutto in un apparato scenico di ampio respiro fatto di cromatici colori puliti.

Questo è il biglietto da visita dell’artista Mirko Gabellone, di origini salentine, studioso e professore d’arte in una Scuola del nord d’Italia ma che ama svisceratamente la sua terra, il Salento, con tutti i suoi affetti, la mediterraneità, che trasmette e vuole condividere in tutte le sue sfaccettature.

Il tema del viaggio è un motivo che appassiona da sempre il nostro Artista, teso a ricercare ogni forma grafica, ogni movimento visivo che possa sviluppare il senso del viaggio inteso sì come ricerca interiore, ma principalmente come ricerca del contatto umano.

Questa sua ricerca ha inizio nel 2005 in un progressivo percorso artistico che lo porterà a individuare il protagonista per eccellenza del viaggio, una specie di suo alter ego trovato nella figura mitica di Odisseo al quale consegna una valigia, che può essere un contenitore di sogni, e insieme percorrono la strada in un ciclo pittorico dal titolo “Odisseo e la valigia”, dove il viaggio significa il superamento dei tanti ostacoli che la vita contrappone.

La sua ricerca s’imbatte, oggi, in un personaggio che ha fatto della sua vita una perenne dedica a Dio: Francesco d’Assisi, il Santo assurto a Patrono d’Italia.

Fui mercante, uomo di mondo e peccatore: poco studiai e poco lessi se non i libri mastri del fondaco, e canzoni e ballate e altre vanità” confessava San Francesco a Domenico di Guzman, fondatore dell’ordine domenicano, quando i due s’incontrarono sull’Aventino nel 1220.

Ecco, allora, che sulla strada della ricerca pittorica del viaggio appare il giovane Capo dei Trovatori di Assisi, che parlava e recitava versi in provenzale. Il giovane Francesco che si dilettava di musica, di poesia, di fugaci amori, insieme col suo gruppo di amici d’Assisi sino a quando non scoccò la scintilla che lo portò a seguire la vocazione di frate e trascorrere la sua vita, lui figlio di ricco mercante, nella povertà assoluta e vivere secondo i Vangeli.

Ecco, dunque, che Mirko Gabellone viene affascinato dal giovane Francesco che si autodefinisce “Giullare di Dio”, che cantava la Natura, componendo la prima poesia scritta in italiano “Il Cantico delle Creature”, che amava la verità e l’anima umana pur con tutti i difetti.

Oggi, a Francesco d’Assisi, Odisseo (o il suo alter ego), affida idealmente la sua valigia e lo fa viaggiare usando il passo della danza, dell’acrobata, del musicista, del buffone cantastorie e giocoliere, in cinque tele, a tecnica mista, che raffigurano cinque passaggi di Odisseo nei panni di Francesco il Giullare di Dio il quale indossa abiti coloratissimi a simboleggiare la libertà e il diritto a essere uguale ma diverso dagli altri e poter esprimere liberamente il proprio pensiero. A rafforzare questo concetto vediamo che la quinta tela contiene una frase emblematica, scritta in lingua inglese, che è un compendio della lettera di San Paolo ai Corinti: ”Dio ha scelto le cose stolte del mondo per umiliare i sapienti, le deboli per umiliare i forti, le vili, le spregevoli, quelle che non sono, per annientare tutte quelle che sono.”

L’Artista Mirko Gabellone, pensa e partorisce la sua arte donando la massima libertà di movimento alle sue figure, che a volte non sembra stiano a proprio agio nel limitato spazio della tela e pare vogliano vibrare esplodendo in voli aerei e stagliarsi da padroni contro il cielo.

L’uso delle forme stilizzate unito al fantasia pittorica che indubbiamente il nostro Artista possiede, rende le sue opere amorevoli, piacevoli nei gesti e nelle forme che quasi quasi sembrano invitare lo spettatore a farsi toccare, carezzare.

Un invito a posare la mano in un tocco gentile immaginando queste figure, apparentemente inerti, che si animano sino a diventare esseri in movimento continuo alla perpetua ricerca di rapporti sociali esterni.

Le sue figure parlano e narrano di questa nostra società che anela ad avere rapporti umani più intensi e diritti civili più forti.

Le opere di Mirko Gabellone appaiono, a prima vista, d’impatto facile da comprendere, ma ad osservarle meglio ci si accorge della profondità che ti lascia senza respiro, quasi in apnea. Le sue giovanili esperienze con l’arte concettuale e il teatro, lo aiutano a rappresentare in maniera razionale ed estrosa la sua arte fatta di purezza e di racconto.

Ecco forse è qui il segreto del lavoro dell’Artista Mirko Gabellone: l’arte che diviene movimento e va incontro a manifestazioni d’amore e quell’intimo sentire dell’artista diventa uno stato di coinvolgimento perché infrange quel muro che spesso si frappone tra l’artista e lo spettatore.

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