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ANIDRIDE CARBONICA ALLO STATO SOLIDO SULLA COMETA 67P/CHURYUMOV-GERASIMENKO FIRMATA UNISALENTO L’OTTICA DELLO SPETTROMETRO “VIRTIS” SULLA SONDA “ROSETTA”

C’è anidride carbonica allo stato solido sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. L’ha osservata per la prima volta lo strumento VIRTIS presente sulla sonda ROSETTA, protagonista dell’omonima missione dell’Agenzia Spaziale Europea: uno spettrometro che porta anche la firma di ricercatori dell’Università del Salento. La complessa strumentazione ottica di VIRTIS è stata infatti progettata, costruita e verificata negli studi e nei laboratori del Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi”.

«Le comete sono reperti fossili della nebulosa che ha dato origine al Sole e a tutti i pianeti del nostro Sistema Solare, evolutesi molto meno di altri corpi celesti, come per esempio i pianeti. Lo studio delle loro caratteristiche chimico-fisiche», spiega il professor Sergio Fonti, «ci permette di ottenere informazioni su come fosse composta questa nebulosa. Finora le informazioni sulle comete provenivano principalmente dall’analisi della loro luce, la cui composizione identifica gli elementi che la producono, così come un’impronta digitale identifica la persona. Le comete, come i pianeti, riflettono la luce solare ma, siccome sono avvolte da una fitta nube di polvere e gas (la chioma e la coda), da Terra riusciamo solo a osservare la luce riflessa da questa nube. Per la prima volta nella storia dell’umanità la sonda spaziale ROSETTA è entrata in orbita attorno a una cometa (identificata appunto con il nome di 67P/Churyumov-Gerasimenko), accompagnandola nel suo viaggio attorno al Sole per più di due anni. In questo modo ha potuto osservare in grande dettaglio il nucleo della cometa stessa, cioè la massa solida al centro della chioma. L’osservazione di anidride carbonica allo stato solido su questa parte della cometa ha permesso di confermare un modello formulato sulla base delle osservazioni precedenti, e di fare un importante passo verso la comprensione dell’origine ed evoluzione del nostro Sistema Solare. I risultati della scoperta sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Science. In questo contesto, VIRTIS ha contribuito in maniera straordinaria alla comprensione delle proprietà chimico-fisiche del nucleo della cometa: un importante risultato ottenuto grazie al coordinamento e alla collaborazione di un gruppo di ricerca internazionale, guidato da scienziati italiani, che ha progettato, costruito, caratterizzato e lanciato nello spazio lo strumento, e che poi ne ha analizzato i dati trasmessi sulla terra».

Fin dall’inizio del progetto, nel 1994, i professori Armando Blanco, Sergio Fonti e Vincenzo Orofino, membri dell’allora Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Lecce, hanno partecipato attivamente alle varie fasi della missione spaziale. Il compito del gruppo di Lecce consisteva, in particolare, nella progettazione dell’ottica dello strumento VIRTIS e della sua integrazione con le altre parti dello strumento. Il ricercatori leccesi si sono occupati di controllare, caratterizzare e ottimizzare gli elementi ottici cruciali per il corretto funzionamento di VIRTIS, usando la sofisticata strumentazione presente nel Laboratorio di Astrofisica.

In questo lavoro sono stati spesso affiancati da giovani laureandi, dottorandi e assegnisti, che, nella maggior parte dei casi, hanno poi trovato lavoro in strutture di ricerca in Italia e all’estero. Negli ultimi tempi lo stesso gruppo, integrato dall’assegnista Francesca Mancarella e dalla dottoranda Giulia Alemanno, si è occupato dell’analisi e dell’interpretazione dei dati trasmessi a terra da VIRTIS, utilizzando anche per questo scopo la strumentazione del Laboratorio di Astrofisica.

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