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CASSA INTEGRAZIONE, A GENNAIO RICHIESTE IN CALO DEL 50,8 PER CENTO SU DICEMBRE E IN AUMENTO DEL 107 PER CENTO RISPETTO ALLO STESSO MESE DEL 2017

GIANNETTO: “SEGNALE PREOCCUPANTE, SEMPRE PIÙ AZIENDE OPTANO PER LA SCORCIATOIA DELLA RIDUZIONE DEL PERSONALE”

Sono 117.333 le ore di cassa integrazione richieste a gennaio dalle aziende della provincia di Lecce, in calo del 50,8 per cento rispetto a dicembre e in aumento del 107,7 per cento rispetto allo stesso mese del 2017. È quanto emerge dal 1°Rapporto elaborato dalla Uil – Servizio Politiche del Lavoro, sulla base dei dati Inps.

Nel dettaglio, sono state autorizzate 105.469 ore di cig ordinaria (+0,9% rispetto a dicembre e +86,8% rispetto a gennaio 2017), 11.764 ore di cig straordinaria (in calo dell’86,2% rispetto a dicembre) e zero ore di cig in deroga (esattamente come a gennaio dello scorso anno). La flessione registrata rispetto al mese di dicembre è in linea con il trend nazionale (-13 per cento) e con quello pugliese (-9,4). Per esaustività di analisi, la Uil precisa che il rapporto non tiene conto delle ore autorizzate dai Fondi di Solidarietà, non ricomprese nei dati mensili diffusi dall’Inps, a cui si aggiungono le prestazioni erogate dal Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato.

“A prima vista – commenta Salvatore Giannetto, segretario generale della Uil di Lecce – questo andamento della cassa integrazione sembrerebbe indicare una leggerissima ripresa del sistema produttivo, ma così non è, perché dobbiamo tener conto di due fattori rilevanti: da una parte l’abrogazione della cassa in deroga che ha fortemente inciso, quantitativamente, sui dati nel passato e, dall’altra, l’introduzione di un costo più elevato della cassa straordinaria. A ciò si aggiungono gli ultimi indici diffusi dall’Inps che evidenziano, in Puglia, una chiara tendenza all’aumento delle istanze di disoccupazione (Naspi), con 6.966 domande in più nel 2017. Aumento riconducibile ad un travaso da cassa integrazione a disoccupazione. Ciò significa che, come avevamo previsto, i nuovi e restrittivi criteri sulla cig stanno conducendo molte aziende ad optare, purtroppo, per la scorciatoia della riduzione del personale. Fortunatamente – sottolinea Giannetto –  è stata accolta, con la legge di bilancio per il 2018, la sollecitazione della Uil sull’aumento dei costi del cosiddetto ticket licenziamento e, pertanto, dal 1° gennaio 2018 è raddoppiato il costo nell’ambito di licenziamenti collettivi: si spera che ciò incida come deterrente sulla riduzione dei licenziamenti”.

“A fronte della necessità di non abbassare la protezione sociale nei troppi casi in cui le ristrutturazioni aziendali rischiano di produrre licenziamenti ed esuberi – prosegue il segretario Uil –  bisogna, nel contempo, rimettere al centro delle politiche economiche azioni per favorire gli investimenti, rendere meno facile per le imprese assumere con troppi contratti temporanei e, favorire, il contratto stabile. Ciò è perseguibile anche innalzando il costo per i contratti a termine e favorendo le imprese che investono sul lavoro non precario”.

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