header photo

ingrandisci il testo rimpicciolisci il testo testo normale feed RSS Feed

Blasi: “Tito Schipa – Calpestata dignità orchestrali, ma Cda non rinuncia a indennità”

“La 46esima stagione Lirica della Provincia di Lecce comincerà il 27 febbraio prossimo all’insegna della più selvaggia precarizzazione nei confronti degli orchestrali dell’Orchestra ICO Tito Schipa di Lecce. Il Presidente Gabellone ha infatti assegnato in parte la gestione dei fondi provenienti dal Fondo Unico per lo Spettacolo, erogati dal MiBact, ad una associazione privata, la “Associazione Musicale Culturale Accademia Operistica Internazionale”, con sede a Caltagirone, in provincia di Catania.

Questa associazione culturale, il cui ruolo somiglia in realtà a quello di un “impresario”, recluta e contrattualizza gli artisti a sua piena discrezionalità. I professori d’orchestra vengono ingaggiati “a cottimo”, e chiamati a sottoscrivere un imbarazzante contratto che espressamente non gli consente di ammalarsi, gli accolla le ritenute previdenziali e fiscali di legge, gli sottrae il diritto di immagine in caso di trasmissione televisiva o radiofonica delle opere, li “avverte” di non tenere “comportamenti che producano interruzioni o sospensioni”, pena il risarcimento danni, non offre alcuna garanzia di essere pagati per il lavoro svolto se per vari motivi lo spettacolo preparato non dovesse tenersi. Nel contratto, poi, non si fa cenno ad alcun indennizzo di malattia, mansione, strumento, trasferta, e viene offerta una paga forfettaria.

Con questo metodo, che consente di reclutare uno a uno i musicisti, e certamente non tutti, diminuendo drasticamente la loro forza contrattuale, e di pari passo la loro dignità di Orchestra, si compone quella che negli spettacoli verrà presentata come “Orchestra Sinfonica di Lecce”. In realtà si tratta degli stessi volti e delle stesse intelligenze che compongono l’Orchestra ICO della Fondazione Tito Schipa. La cui dignità finisce sotto i piedi di Gabellone. In proposito allego il contratto-tipo con il quale i professori vengono reclutati.

Il risultato di questa “pensata” è che per la Stagione Lirica ai professori d’orchestra verranno garantiti in totale solo poco più di 20 giorni di lavoro, spalmati su tre mesi complessivi di impegno.

Gabellone avrà un bel comparire in prima fila davanti a questi lavoratori il 27 febbraio ad ascoltarne le note sublimi, che il presidente, sono certo, non mancherà di applaudire. Farebbe meglio invece a interrogarsi su come restituire loro dignità, visto che oggi si vedono trattati alla stregua di braccianti stagionali come avveniva nei tempi in cui il lavoro lo si reclutava sulle piazze, alla giornata.

Ma veniamo alla Stagione Sinfonica della Orchestra ICO Tito Schipa. Lo scorso 2 febbraio il presidente Gabellone e il Cda hanno deliberato le previsioni di spesa per il 2015. È evidente da questo documento come i risparmi, in un momento di grande difficoltà, si continuano a fare solo sulla pelle dell’Orchestra. Infatti mentre agli orchestrali vengono garantiti solo 130 giorni di lavoro in un anno, il Presidente e il Consiglio di Amministrazione continuano a percepire indisturbati le loro indennità. Anche i costi artistici, si nota, sono elevatissimi rispetto allo stato di precarietà che si vive: infatti vengono impegnati circa 150mila euro tra direttori e solisti ospiti, oltre a 40mila euro destinati al direttore artistico. Risparmiando su questi capitoli di spesa, a partire dai 51.200 euro per Presidente e Cda, si potrebbe garantire all’orchestra almeno un mese di lavoro in più all’anno. Invece mentre si licenziano gli orchestrali, il Cda mantiene intatte le proprie indennità a partire dal presidente Gabellone. Per completezza allego in immagine il documento citato.

Ciò che più mi importa in questa sede, in quanto rappresentate politico, e in quanto convinto sostenitore dell’idea che la Cultura crea lavoro, è porre due domande, al presidente Gabellone e all’opinione pubblica: la fortuna o la sfortuna di una “eccellenza” culturale dipende solo dalla quantità di fondi a disposizione o, come credo, dipende soprattutto dalla capacità di visione, dallo spirito di sacrificio e dalla volontà politica di trovare soluzioni ai problemi da parte di chi è chiamato a guidarla?

Svalutare la dignità dei lavoratori, peraltro chiamando una associazione culturale siciliana a metterci la faccia al posto proprio, continuare a puntare sulle “ospitate”, pur in presenza di difficoltà autoctone, senza rinunciare a compensi magnanimi per sé stessi, non sono segnali chiari di un disinteresse verso quella riprogrammazione degli obiettivi e dei mezzi di cui questa Fondazione avrebbe invece bisogno?”.

Nessun Commento

Sia i commenti che i trackback sono disabilitati.


Vuoi essere il primo a lasciare un commento per questo articolo? Utilizza il modulo sotto..

Spiacente, i commenti sono chiusi.