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CAFFE’ ESPRESSO ITALIANO PATRIMONIO UNESCO. ANCHE LECCE TRA LE UNDICI CITTA’ PROPONENTI

Il prossimo 29 marzo l’esito della candidatura, che può essere sostenuta

votando  sul portale dedicato o sui social di Quarta Caffè                                                                                                                                                      

 Lecce celebra oggi insieme ad altre dieci città italiane – Milano, Torino, Trieste, Venezia, Bologna, Roma, Pescara, Napoli, Palermo, Modica – la Giornata Nazionale “Il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli”, promossa dal Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale. Sodalizio nato nel 2014 per promuovere, valorizzare e tutelare un rito simbolo dell’italianità nel mondo e sostenere la richiesta del riconoscimento di Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco. Una candidatura che tutti gli appassionati potranno sostenere votando sul sito https://www.ritodelcaffe.it/, oppure nella sezione news del portale di Quarta Caffè https://www.quartacaffe.com/news, sulla pagina dell’azienda https://www.facebook.com/CaffeQuarta o attraverso il QR Code presente sul dépliant con disegno realizzato da Sergio Staino per l’occasione.

La candidatura è stata presentata nei giorni scorsi a Roma, a nome di tutto il Consorzio, da Antonio Quarta, affiancato per l’occasione da un testimonial d’eccezione: Lino Banfi. Che ha voluto sostenere personalmente la causa della candidatura, sottolineando come dire caffè espresso, in tutto il mondo, equivalga a dire Italia, e che quindi ha firmato la Carta dei Valori redatta dal Consorzio: “Un dossier che rappresenta l’ultimo tratto di un percorso cominciato otto anni fa, e non privo di ostacoli, che oggi il nostro Paese porta a compimento”, ha spiegato Quarta nella conferenza stampa di stamattina al 300mila di Lecce, cui ha preso parte anche Salvatore Capone, deputato che ha contribuito all’iter della candidatura. “Il segno che quando gli italiani riescono a essere uniti sono imbattibili”.

La città di Napoli aveva infatti presentato inizialmente una candidatura separata che è poi confluita in quella più generale che ora si presenta all’Unesco. “Ringraziamo Antonio Quarta, grande imprenditore attento alle ricadute economiche e sociali del suo lavoro”, ha detto Capone.  “Una persona che mette ogni giorno entusiasmo e passione in quello che fa”, ha aggiunto il prefetto Carlo Schilardi, ospite della conferenza. “L’Italia oggi è apprezzata nel mondo come Paese pacifico, e speriamo che questo riconoscimento possa rappresentare una colomba di pace in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo”.

Il Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale raggruppa 34 tra imprese ed enti che rappresentano il territorio nazionale, tra cui Quarta caffè. “In Italia il caffè è molto di più di una semplice bevanda: è un rito, è parte integrante della nostra identità nazionale ed è espressione della socialità che ci contraddistingue nel mondo. Una candidatura tanto più importante in un momento storico in cui le restrizioni della pandemia hanno penalizzato i rapporti sociali, molti dei quali avevano come cornice il bancone, o i tavolini all’aperto di un bar, davanti a un buon caffè italiano”. Così Gian Marco Centinaio, sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, ha annunciato nei giorni scorsi l’approvazione all’unanimità della candidatura, che è stata  trasmessa alla Commissione nazionale italiana per l’Unesco e che, in caso di una approvazione, il prossimo 29 marzo, sarà iscritta nella Tentative List per l’approvazione finale a Parigi.

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                                                                                                                                                    Espresso, in italiano, sta ad indicare un prodotto estratto in infusione al momento: con questo termine, quindi, ci si riferisce quindi al caffè consumato velocemente nei bar e nelle caffetterie, preparato espressamente per il cliente estraendone le sostanze con apposita macchina che consente di ottenere una bevanda – servita in tazzina – molto concentrata, cremosa, dal gusto e dall’aroma inconfondibili. Questo metodo di preparazione, chiamato appunto espresso e noto oggi in tutto il mondo come simbolo del caffè italiano, è quello che sicuramente riesce a esaltare al meglio le caratteristiche visive ed organolettiche del caffè. “Il caffè ha fatto l’Italia come e più della televisione, ed è una gloria nazionale”, ha proseguito Antonio Quarta. “Poi, naturalmente ogni territorio ha poi le sue modalità di preparazione e degustazione: a Ischia si prepara con le spezie, noi lo gustiamo in ghiaccio, alla salentina.  Una “lingua” comune che poi viene declinata in mille dialetti”.

                                                                                                                                                                Gli italiani lo bevono per suggellare le fasi principali della giornata. Al risveglio si prende un caffè, a metà mattina si prende un caffè, dopo pranzo si prende un caffè, nel pomeriggio pure, e magari anche dopo cena. Il caffè è esso stesso una misura del tempo quotidiano, ma è anche sinonimo di convivialità e condivisione. Quante amicizie, collaborazioni, società, contratti sono stati suggellati da una tazzina fumante?  Sulle modalità poi di preparazione e servizio del caffè, poi, ci sono interi trattati, più o meno specialistici, e grandi disquisizioni filosofiche: lungo o corto? Tazzina calda o fredda? Zuccherato, con miele o amaro?  Normale o decaffeinato? Servito in vetro o nelle classiche tazzine di porcellana? Ogni italiano ha la sua ricetta, spesso derivante dalla tradizione familiare, proprio come ogni italiano ha la sua formazione ideale della Nazionale per vincere i Mondiali di calcio. Insomma, il caffè espresso italiano tradizionale costituisce in Italia una cultura vera e propria, un vero e proprio rituale che contrassegna l’italianità in qualsiasi parte del mondo. Ordinare un espresso ristretto all’estero significa infatti sentirsi rivolgere un’immancabile domanda: “Italiano?”.

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Espresso italiano, un piacere democratico e popolare, alla portata di tutti; un’occasione per socializzare e condividere, per suggellare amicizie e affari, per rilassarsi e ricaricare le batterie. Un prodotto emblematico della potenza creativo-trasformativa – quasi alchemica – e della maestria artigianale del genio italico, visto che la materia prima non è esattamente di origine italiana.  Ma anche un rito collettivo che ha contribuito come, prima e più della televisione ad unificare l’Italia. Non tutti sanno infatti che la diffusissima consuetudine di fermarsi a prendere un caffè al bar – abitudine che coinvolge circa 150mila esercizi pubblici, per un totale di 30 milioni di tazzine al giorno –  ha origini piuttosto antiche. Almeno quanto l’arrivo di questa spezia in Italia, nel 1600, periodo cui seguì la nascita a Venezia nel 1683, sotto i portici di piazza San Marco, della prima “bottega del caffè” con tavolini per la degustazione: non a caso Carlo Goldoni scrisse l’omonima opera, imperniata proprio sul fermento sociale e artistico che caratterizzava questa novità.

                                                                                                                                                 L’esempio, di grandissimo successo, fu seguito nelle altre capitali del Nord Italia, poi arrivò a Roma e a partire dal 1700 cominciarono a nascere i primi bar in tutta Europa, luogo di incontro di artisti e letterati: a Parigi il gelataio siciliano Francesco Procopio Coltelli inaugurò il suo Café Procope nel 1686, nei decenni successivi frequentato da La FontaineVoltaire, Rousseau, Honoré De Balzac, Victor Hugo, George SandPaul Verlaine e Anatole France – come ricorda un’epigrafe sulla porta –  ma anche da Napoleone, Robespierre, Danton e Jean-Paul Marat. La tradizione vuole che Diderot  scrivesse proprio qui alcuni articoli della celebre Encyclopédie, e che Benjamin Franklin vi preparasse il progetto di alleanza tra Luigi XVI e la neonata Repubblica, nonché alcuni passaggi della futura Costituzione degli Stati Uniti. E “Il Caffè” divenne anche il titolo del foglio culturale illuminista nato nel 1764 a Milano sulla scia dei periodici inglesi che si occupavano di argomenti politici e sociali, prendendo spunto dagli effetti salutari che si attribuivano alla bevanda, che garantiva con le sue proprietà vivificanti “riflessione, meditazione, chiarezza di idee”.

                                                                                                                                                                Un successo internazionale che venne perfezionato dall’invenzione della macchina del caffè: il brevetto fu registrato nel 1884 con il titolo “Nuovi apparecchi a vapore per la confezione economica ed istantanea del caffè in bevanda. Sistema A. Moriondo”. Il suo inventore, il torinese Angelo Moriondo, presentò il prototipo all’Esposizione Universale in corso nella sua città in quello stesso anno, ma non trasformò mai l’idea in un prodotto industriale e commercializzabile, cosa che invece fece il milanese Luigi Bezzera nel 1901. Solo nel 1948 l’azienda milanese Gaggia realizzò la prima macchina da caffè con il funzionamento a leva, innovazione riservata a lungo solamente a bar e locali, ma alla progettazione delle macchine del caffè, divenute oggetto di design, contribuirono nei decenni le firme più prestigiose della creatività italiana, tra cui Giò Ponti e Bruno Munari.

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                                                                                                                                                                   Il Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale ha affidato all’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo il compito di realizzare una raccolta di video-testimonianze e video-documentari tematici a supporto e integrazione del dossier di candidatura. Il gruppo di ricerca dell’UNISG ha realizzato questa ricerca etno-antropologica sul caffè espresso italiano tradizionale attraverso una settantina di interviste, effettuate sull’intero territorio nazionale nel periodo giugno-novembre 2018, a torrefattori, produttori di macchine per il caffè, importatori di caffè crudo, baristi, avventori e proprietari di caffè storici.

                                                                                                                                                                   Il video “Il caffè espresso, una tradizione italiana” rappresenta il sunto dei dieci video tematici che raccontano con grande dovizia di particolari  quanto il caffè espresso sia una tradizione culturale prettamente italiana. Per visionarlo https://www.youtube.com/watch?v=_NHPb5KhFrY&t=79s.

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