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Dati ISTAT su occupazione nella Regione Puglia riferiti al II trim. 12

Commento e valutazioni del  Movimento Regione Salento

Elaborazione di Umberto Fanuzzi -Cantiere Regione Salento

Qualche giorno fa, l’ISTAT ha pubblicato il consueto report trimestrale sulla situazione del mercato del lavoro fornendo i dati riferiti al II trimestre 2012. Detti dati hanno destato grande meraviglia e una certa soddisfazione nei vertici politici regionali che hanno tenuto ad enfatizzare l’incremento di 55.000 posti di lavoro registratosi rispetto al trimestre precedente nel numero degli occupati .

Questo dato non ha sorpreso solo i vertici regionali ma anche la task-force composta da 15 persone “specializzate” (che costa non meno di 500.000 euro/anno) che la Regione ha da tempo istituito per monitorare lo stato dell’occupazione e del mercato del lavoro nonché per intervenire nella  risoluzione dei problemi connessi con le crisi settoriali ed aziendali.                                                                                                                

Sembra che tale organismo, deputato all’osservazione dei fenomeni che interessano il mercato del lavoro, si sia impegnato  in uno studio particolare di detto fenomeno per capirne (a cose fatte) la genesi.

Desta meraviglia, comunque, costatare  che la task-force non sia stata in grado di quantificare in itinere e per tempo l’incremento che si stava registrando nel numero degli occupati nel periodo in esame, quindi, ancora prima che l’ISTAT lo rendesse noto.          Si vuole osservare che,  se solo uno dei quindici componenti della task-force fosse stato strutturalmente e continuamente collegato con gli uffici provinciali dell’INPS, con quelli dell’ispettorato e di collocamento del lavoro, con gli uffici finanziari per le nuove partite IVA, la formazione di nuova occupazione avrebbe potuto essere direttamente e tempestivamente  preannunciata. Da tali uffici si  sarebbe potuto acquisire sia i dati sui nuovi iscritti che la tipologia dei contratti di assunzione stipulati (part-time/tempo pieno, a tempo determinato /indeterminato, stagionali etc.) che i settori economici in cui operano le imprese che hanno assunto personale; così operando la task-force oggi sarebbe in grado non di sorprendersi ma di illustrare la natura e le modalità con cui si è formata la nuova occupazione. Si saprebbe, pertanto, se trattasi di vera occupazione o di emersione dal sommerso o di regolarizzazione di lavoratori irregolari o di rientro di unità prima in CIG e quanta parte della nuova occupazione può essere attribuita agli interventi  finanziari promossi dalla Regione in questi ultimi tre anni. Allo stato attuale, atteso che la crisi economica sta mordendo pesantemente tutto il sistema produttivo pugliese che presenta un numero crescente di imprese interessate da stati di crisi strutturali di settore e finanziarie, sopratutto il settore manifatturiero e delle costruzioni, i dati ISTAT sembrano mostrare che la Puglia sia un’isola felice nel panorama regressivo dell’occupazione che è sintetizzabile nella crescita di disoccupati ormai pari a 3 milioni di unità e  dei lavoratori precari pari anch’essi a 3 milioni di unità – dati che riportano il mercato del lavoro a 20 anni fa!  

Non essendo finora stati forniti dalla task-force  elementi chiarificatori sul fenomeno, si prende atto della giusta sorpresa manifestata dallo stesso. Non condividendo, però, la dichiarazione fatta dal responsabile della task-force che sembra attribuire l’incremento degli occupati  ai risultati finora realizzati con gli interventi inseriti del Piano straordinario del lavoro e dell’occupazione lanciato nel gennaio 2011  con effetti attesi entro un anno da questa data (attualmente risultano nuovi posti di lavoro “previsti” per 4.652 unità), costringe chiunque provi a interpretare i dati, provocatoriamente, a pensare, in mancanza di adeguate informazioni, che i nuovi posti di lavoro potrebbero essere anche attribuibili a persone che finora erano rimaste nascoste nella Foresta Umbra o nelle Grotte di Castellana o nella Riserva Naturale delle Cesine o, ancora,  nel Bosco di Cerano!!

Passando, invece, seriamente, all’analisi di dati, va preliminarmente evidenziato che nel 2008 gli occupati risultavano pari a 1.286.777 unità divenute, nel 2011, 1.234.700 con una riduzione di 52.077 unità;   inoltre, si osserva che,  nel I trimestre del 2012, il numero degli occupati si era ancora più ridotto raggiungendo le 1.221.000 unità con una contrazione di 65.777 unità rispetto al 2008. Contestualmente, alcuni indici ed informazioni evidenziano valori critici: ad esempio il tasso di disoccupazione che nel 2008 era pari all’11.6% mentre, nel 2011 esso era posizionato sul 13.1% e nel I trimestre del 2012 è stato pari al 15.6% e nel II trimestre 2012 è stato stimato nel 15.2%  ( più critica è la situazione che riguarda  i giovani con età fra 15-24 anni il cui tasso di disoccupazione è stato nel 2011 pari al 34.6% e nel I trimestre 2012 pari al 37.1%). Fra l’altro, si rileva che le previsioni di variazione del numero dei dipendenti calcolata per l’anno 2012 da Unioncamere, sulla base dei programmi comunicati dalle imprese pugliesi, quantificavano una perdita di posti di lavoro per 9.320 unità. La CGIL Puglia aveva quantificato già a maggio scorso che, nei primi quattro mesi del 2012, le ore autorizzate di CIG in Puglia erano oltre 17 milioni con un incremento di 400.000 ore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ed interessano 1.700 imprese e circa 25.420 lavoratori. La UIL Puglia ha reso noto che nel mese di luglio scorso le ore di CIG straordinaria ed in deroga autorizzate rispetto al mese precedente di giugno risultavano pari a 8,234 milioni, di cui 2,847 milioni riferibili al settore industriale, con un incremento su base mensile del 265,8%, e riguardavano 12.147 lavoratori i cui 5.430 solo nel Salento.  Approfondendo l’analisi di dati ISTAT, emergono altri aspetti in certo modo sorprendenti che necessitano di adeguate spiegazioni.  Ad esempio, mentre a livello nazionale l’incremento della forza lavoro nel II trimestre del 2012 rispetto al dato del primo trimestre dello stesso anno e pari allo 0.61%, nella Regione Puglia, nello stesso periodo, è risultato pari al 4%;  analogamente accade che, mentre in Italia l’occupazione nel secondo trimestre 2012 è cresciuta dell’1.11% rispetto al trimestre precedente, nella Regione Puglia la crescita è risultata pari al 4.50%.  A fronte di tali indici e valori, appare straordinaria, per certi versi inspiegabile, la performance del II trimestre 2012  poichè parrebbe che la perdita di posti di lavoro registrata nel periodo 2008- I° trimestre 2012 pari a 65.777 unità sia stata pressocchè recuperata dai nuovi 55.000 posti di lavoro, peraltro, realizzatasi sorprendentemente in un solo trimestre ed in un momento di generalizzata crisi economico-produttiva.  Non potendo interpretare tale risultato in assenza di dati dettagliati di analisi tali da consentire la ricostruzione delle modalità con cui si è verificata  la formazione di nuova occupazione (che si spera siano in possesso della task-force e, quindi, sarebbe opportuno che la stessa li rendesse noti),  si possono solo fare alcune ipotesi circa la genesi dell’incremento degli occupati. I nuovi occupati potrebbero essere stati generati:   o dalle assunzioni previste dai contratti di programma, PIA e PIA Turismo e Titolo II (da concretizzarsi nel  corso di questo biennio per n° 5.072 unità), o  dagli interventi realizzati nei primi mesi del 2012 con il Piano Regionale del lavoro (nuove assunzioni previste a partire dall’anno 2011 per 4.652 unità) compreso quello inerente l’intervento  riferito all’apprendistato professionalizzante relativamente all’anno 2012 (a partire dall’anno scorso, son stati assegnati n° 6.261 voucher) o dal recupero di lavoratori presenti nel sommerso stimati dall’Istituto Tagliacarne fra circa 180.000 e 200.000 unità o dall’incremento dei valori dell’export, fenomeno che interessa una porzione molto limitata di imprese pugliesi attribuibile anche al più competitivo livello di cambio euro rispetto alle altre monete che potrebbe aver generato fabbisogno di nuovo personale dipendente, o dall‘incremento del numero delle nuove imprese registrate nel primo semestre dell’anno 2012 in Puglia pari a 2.605 corrispondente, a livello dell’intera regione, ad un incremento dello 0.68% rispetto al 2011 ( si evidenzia che i tassi di incremento nello stesso periodo nelle province del Salento sono: Lecce  + 1.15%; Brindisi +0.55%;  Taranto  +0.60% e che il numero delle nuove imprese iscritte nel territorio del Salento è pari a 1.245 circa il 48% del totale Puglia).   Ancora più realisticamente, si può attribuire l’incremento  dei posti di lavoro con l’avvio delle attività stagionali in settori interessati strutturalmente al fenomeno quali l’agricoltura e le attività turistiche; ciò indurrebbe a pensare che si tratta di  occupazione a tempo che viene ad esaurirsi  nell’arco di  tre-quattro  mesi a partire dal mese di luglio.  Chissà se la task-force sarà in grado di dare risposte esaurienti  a tutti gli aspetti contraddittori e ai numerosi e leciti dubbi che sono stati prima descritti dopo avere superato la fase di “lettura e rilettura dei dati”?; Potrà fornire dati dettagliati circa la distribuzione provinciale dei nuovi occupati ed, in particolare, quelli riferibili al Salento nel quale sono in questi ultimi mesi fiorite tante situazioni di crisi settoriale e di imprese particolarmente interessanti le piccole imprese che rappresentano almeno il 90% del sistema produttivo locale?

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