29 Ott 2013
don Tonino Bello vescovo con la missione di amare e servire tutti
di Francesco Lenoci Docente Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano Vicepresidente Associazione Regionale Pugliesi – Milano
“Il mio sogno”, diceva don Tonino Bello, “è portare il sorriso, il coraggio e la speranza a tutti coloro che incontro”.
Che sogno meraviglioso quello di don Tonino Bello, difficilissimo da realizzare, ma che don Tonino è riuscito tante volte, durante la sua vita terrena, a tramutare in realtà.
Sono passati vent’anni dal giorno (20 aprile 1993) in cui il vescovo don Tonino Bello ha dato l’ultimo colpo d’ala su questa terra in direzione del cielo. Eppure, don Tonino Bello riesce tuttora a realizzare il sogno di portare il sorriso, il coraggio e la speranza.
È ciò che possono testimoniare gli uomini, le donne, le ragazze e i ragazzi che a Copertino, presso la meravigliosa Sala Angioina del Castello Aragonese, hanno preso parte all’Intermeeting Culturale “Fare Strada sulle Orme di don Tonino Bello”, organizzato da Lions Club Copertino Salento, Leo Club Copertino, Lions Club Nardò, Lions Club Casarano, Lions Club Gallipoli, Lions Club San Pietro Vernotico, con il patrocinio di Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari – FIDAPA Sezione di Copertino, del Comune di Copertino, del Castello di Copertino e dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano.
Dopo i saluti (di Maurizio Trinchera, Presidente Lions Club Copertino Salento, Giuseppe Pede, Presidente Leo Club Copertino, Ornella Castellano, Presidente di FIDAPA Sezione di Copertino, Giuseppe Rosafio, Sindaco di Copertino, Caterina Raguso, Direttrice Castello di Copertino e Norberto Pellegrino, Delegato Zona 15 – Distretto Lions 108 AB), ho visto i loro volti illuminarsi quando l’altoparlante ha diffuso la voce inconfondibile di don Tonino Bello. Proveniva dal CD “Il Bello dei Giovani”, ED INSIEME, ma sembrava provenire dal Cielo.
“Ragazzi, vivetela bene la vostra vita, non bruciatela!
Sarebbe splendido se la vostra vita la metteste al servizio degli altri.
Io sono convinto che se la vostra vita la spendeste per gli altri,
la metteste a disposizione degli altri, non la perdereste.
Perdereste il sonno, ma non la vita. La vita è diversa dal sonno.
Perdereste il denaro, ma non la vita. La vita è diversa dal denaro.
Perdereste la quiete, ma non la vita. La vita travalica la quiete,
soprattutto la quiete sonnolenta, ruminante del gregge.
Perdereste la salute, ma non la vita”.
Ho assistito al rattristarsi dei loro volti quando ho parlato del 2013: un tempo in cui l’umanità ha di fronte a sé la prospettiva ravvicinata di una catastrofe ecologica, economica e psichica.
Il 2013 è un anno in cui il lavoro non c’è per tantissimi giovani e non c’è più per tanti uomini e donne. È un anno brutto. Anche coloro che un lavoro ce l’hanno e coloro che danno lavoro sono assillati da tante ansie quotidiane: il salario, lo stipendio, la cassa integrazione, l’indennità di disoccupazione, la pensione . . . .che non bastano; i clienti che non pagano; i debiti che aumentano; i bilanci che chiudono di nuovo in rosso; le banche restie a concedere credito; l’incertezza del futuro; la paura di non farcela.
Ho visto i loro occhi riempirsi di lacrime quando ho raccontato cosa avevano scoperto al momento della vestizione della salma di don Tonino, e cioè che entrambe le scarpe avevano le suole bucate. Che cosa era successo? Quelle non erano le scarpe di don Tonino: come sempre lui aveva scambiato le sue scarpe, belle, con quelle di un povero. Spesso, non faceva neanche lo scambio, perché il povero non aveva proprio le scarpe. Lui non se ne curava e tornava scalzo all’Episcopio.
“Eppure”, ho aggiunto, “anche scalzo, mi verrebbe da dire soprattutto scalzo, ha lasciato tante orme: per i volontari, per i giovani, per i costruttori di pace, per la Chiesa, per i laici, per i giornalisti, per gli uomini e le donne del terzo millennio”.
“Carissimi amici”, diceva don Tonino Bello ai volontari, “intendo comunicarvi ciò che avverto come vescovo della strada, abituato, per temperamento e per missione, a coinvolgere la gente nell’avventura del volontariato, ma che oggi, di fronte alle nuove domande del mondo e ai repentini cambi della scena sociale, sente di dover rimodulare i termini della proposta.
Vi affido un pentalogo (cinque precetti): 1) bisogna ricomprendere; 2) bisogna ricomprendersi; 3) bisogna ricollocarsi; 4) bisogna ricollegarsi; 5) bisogna riconnotarsi.
Sono precetti volti a far capire che la speranza è parente stretta del realismo. Sono precetti volti a far aumentare il livello qualitativo dell’impegno: chi fa volontariato non deve accontentarsi di fare da tutore, ma deve riscoprirsi padre”.
È incredibile quanto quei precetti siano attuali . . . .adesso: don Tonino ci dice chiaramente, vent’anni dopo la sua nascita al Cielo, che perfino per i volontari è necessario alzare il livello dell’asticella. Adesso e nell’ora presente della storia e della nostra esistenza.
In generale, secondo don Tonino Bello non basta più enunciare la speranza: occorre organizzarla.
“Chi spera cammina . . . .corre . . . .danza la vita. Non fugge.
Cambia la storia, non la subisce.
Costruisce il futuro, non lo attende soltanto.
Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma.
Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare.
Ricerca la solidarietà con gli altri viandanti, non la gloria del navigatore solitario”.
A Lecce, presso il Teatro “Paisiello”, il 18 aprile 2012, avendo come testimoni 37 presidenti di Camere di Commercio Italiane convenuti a Lecce con il presidente di Unioncamere per festeggiare i 150 anni del Sistema Camerale Italiano, ho affidato un compito alle 36 imprese storiche del Salento (10 di Lecce; 4 di Maglie; 3 di Galatina; 2 di Corigliano d’Otranto, Parabita e Scorrano; 1 di Leverano, Monteroni, Casarano, Castri, Galatone, Cutrofiano, Taurisano, Ugento, Gallipoli, Cursi, Vernole, Martano e San Cataldo).
“In questi tempi avari di futuro, continuate a offrire stimoli ai giovani, siate ancor più di prima (e la vostra è una storia ultra-centenaria) esempi concreti di imprenditori che sanno, sanno fare e sanno far sapere in settori strategici per il presente e il futuro del nostro Paese. Così facendo, si accorgeranno in tanti che su questa nostra povera terra il rosso di sera non si è ancora scolorito”.
“Su questa nostra povera terra il rosso di sera non si è ancora scolorito” è una meravigliosa espressione di don Tonino Bello. Non mi stanco di ripeterla, dappertutto.
Don Tonino Bello, un vescovo con la missione di amare e servire tutti, dovunque e sempre. Don Tonino Bello, un dono prezioso che il Padreterno ha fatto al Salento, all’Italia e al mondo intero.
Il mio auspicio è di poter continuare a parlare di lui, in tante città d’Italia e del mondo. Da Copertino, nel cuore del Salento, una, in particolare, occupa tutto lo schermo della mia mente: la città gemella che sorge nel cuore della California. A Cupertino, mi auguro “as soon as possible”, parlerò con grande gioia di don Tonino Bello e di un altro discepolo del poverello d’Assisi: San Giuseppe da Copertino. Parlerò di due Santi Salentini.