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Gli imprenditori edili associati all’ANCE presentano a D’Alema e Boccia le istanze del settore per la prossima legislatura

ANCE: Solo con la  collaborazione del nuovo governo  potremo affrontare la crisi del settore delle costruzioni e le problematiche contingenti

In che modo far fronte al crollo della spesa pubblica per le infrastrutture, al patto di stabilità, all’allarme fiscale, al diffuso ritardo dei pagamenti alle imprese per le opere realizzate? Come risolvere il problema della riduzione del credito bancario e dell’ulteriore calo della domanda di case dovuto alla crisi economica e alle difficoltà di accedere ai mutui a costi ragionevoli? Queste le principali domande poste dagli imprenditori del settore delle costruzioni associati all’ANCE agli onorevoli Massimo D’Alema e Francesco Boccia, durante l’incontro che si è svolto questo pomeriggio nella Sala Convegni di Confindustria Bari e BAT.

Dall’iniziativa odierna, la prima di una serie di incontri organizzati dal Gruppo dei Giovani imprenditori edili ANCE Bari e BAT coi rappresentanti dei diversi schieramenti politici per un confronto sulle problematiche più urgenti del comparto delle costruzioni e sulle proposte programmatiche per la prossima legislatura, è emerso che il settore edile in Italia ha perso dall’inizio della crisi 360mila posti di lavoro.

In merito alla contingente emergenza occupazionale l’ANCE auspica che vengano trovate quanto prima le risorse finanziarie per far ripartire il comparto delle costruzioni, attraverso la realizzazione di opere pubbliche necessarie a rilanciare la competitività del Paese, riducendo il gap con gli altri Stati.

Numerose le priorità su cui occorre intervenire: in primis è necessario riattivare un circuito virtuoso del credito. Il blocco delle erogazioni da parte del sistema bancario (il cosiddetto credit crunch) ha avuto infatti risvolti fortemente negativi su famiglie e imprese, è necessario quindi far ripartire il mercato dei mutui per l’acquisto di abitazioni istituendo un fondo di garanzia dello Stato per le fasce più deboli della popolazione.

Occorre in seguito mettere in sicurezza il territorio attuando quanto prima il piano sul dissesto idrogeologico e il rischio sismico, migliorare la mobilità e il sistema portuale del Paese.

Contemporaneamente sarebbe opportuno riformare il complesso sistema di norme che regola il settore degli appalti pubblici, migliorando la trasparenza e l’efficienza nella selezione delle imprese, auspicando maggiore equità nei rapporti contrattuali con la PA.

Di primaria importanza anche la questione del patto di stabilità, le ultime modifiche legislative hanno infatti ulteriormente irrigidito i parametri del patto con tagli di circa 2 miliardi di euro a danno degli enti locali, paralizzando i lavori pubblici di competenza delle amministrazioni locali e bloccando le piccole opere che aiuterebbero le aziende a sopravvivere.

Per fornire una boccata d’ossigeno alle imprese del settore, che è in grado di far ripartire l’economia dell’intero Paese, è necessario definire anche un piano per risolvere definitivamente la questione dei debiti della PA per i lavori già eseguiti.  È pari a 19 miliardi di euro il debito della PA nei confronti delle aziende di costruzione e il ritardo medio dei pagamenti è di otto mesi, in alcuni casi prolungato fino a tre anni.

Nell’era digitale la burocrazia continua a rappresentare un problema significativo per le imprese edili e il dialogo diretto di un imprenditore del settore con un dirigente pubblico può essere contestato dalla Magistratura e perseguibile come reato. L’ANCE chiede che si continui a lavorare per riformare, semplificare e razionalizzare il sistema amministrativo statale e degli enti locali.

Occorre infine risolvere la questione dell’emergenza fiscale. Gli immobili infatti, che hanno reso nel 2012 allo Stato 44 miliardi di euro, il 36,8% in più rispetto al 2011, rappresentano in assoluto il bene più tassato in Italia. In tal senso è proprio l’edilizia, settore che contribuisce in modo sostanziale alla crescita del PIL nazionale, a pagarne le conseguenze,  dovendo sopportare l’IMU su beni destinati alla vendita. È fondamentale dunque correggere l’IMU, ridimensionandola e riformulandola con l’obiettivo di dare risposta all’emergenza abitativa attuale.

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