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Il mondo della boxe è sconvolto dalla morte improvvisa del sedicenne Vassilis Topalos. La sua morte immeritata ha “messo fuori combattimento” la boxe greca

È morto un altro pugile: stavolta è toccato ad un 16enne, forse il più giovane professionista al mondo. La famiglia del pugilato è piombata nel lutto per la morte improvvisa del 16enne campione europeo Vassilis Topalos, dopo diversi giorni di ricovero all’ospedale Tzanio. Vassilis Topalos ha combattuto per due settimane in ospedale, ma ha perso la battaglia sul ring della vita il giorno di Capodanno del 2023, esalando l’ultimo respiro. La morte del “bambino d’oro” della boxe greca è stata annunciata dalla Federazione ellenica di boxe in un comunicato. “Le parole non possono esprimere ciò che sentiamo, siamo tutti devastati. Babbo Natale, ci hai lasciato troppo presto. Ti ricorderemo sempre con amore e nostalgia. Condoglianze alla sua famiglia e ai suoi cari. Lascia che il terreno che ti coprirà sia leggero. Sarai per sempre nei nostri cuori”, osserva in modo caratteristico. Il 16 dicembre Vassilis Topalos si è allacciato i guanti per un altro allenamento in una palestra di Kallithea, sotto l’occhio vigile del padre sempre al suo fianco. L’allenamento è stato faticoso, con il 16enne che ha chiesto di prendersi una pausa perché non si sentiva bene. Fu allora che andò nel bagno della palestra per spruzzarsi dell’acqua in faccia, ma non tornò più. Come notato dal proprietario e allenatore della palestra, Nikos Yidakos, Vassilis vi si allenava una volta alla settimana. “Quel giorno si è svolto il solito allenamento, era in un gruppo mattutino, non era intenso come l’allenamento”, ha osservato. Per quanto riguarda il momento fatale, il signor Yidakos ha sottolineato: “A un certo punto è andato in bagno e un altro atleta lo ha trovato svenuto”.Testimone dell’accaduto, infatti, è stato anche il padre dell’atleta 16enne. “Era con suo padre quel giorno, ad allenarsi con lui. Anche suo padre è coinvolto nella boxe”, ha aggiunto Yidakos. L’atleta di 16 anni è stato portato in ospedale, dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico alla testa per ridurre l’ematoma e da quel giorno si trova in condizioni critiche nel reparto di terapia intensiva. Anche il viceministro dello sport, Lefteris Avgenakis, ha menzionato la morte del campione di 16 anni, osservando che le circostanze del suo infortunio saranno indagate. “Molti punti interrogativi, ma sono fiducioso che l’indagine in corso farà luce su ogni aspetto delle circostanze inspiegabili del suo infortunio mortale”, ha dichiarato Avgenakis sui social media. Vale la pena notare che anche il caso della morte dell’atleta 16enne sarà assicurato alla giustizia dalla Federazione ellenica di boxe. “Spiegheremo immediatamente un atto d’accusa contro tutti i responsabili, per indagare e attribuire eventuali responsabilità penali” hanno sottolineato nel loro comunicato. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, sono ormai centinaia le vittime sul ring e ogni volta si riaccende la polemica. Oggi la boxe attrae perfino le donne, dunque c’è qualcosa di perverso e poco scrutabile tra il fascino dei pugni sul ring e quello del rischiar la pelle anche se la boxe nei decenni si è attrezzata per evitare i morti. Capita anche in altri sport, ma i morti del pugilato fanno sempre più rumore. Nel 1995 una stima approssimativa indicava in circa 500 le vittime della disciplina nei 100 anni precedenti, ma negli ultimi anni con la facilità di diffusione delle notizie si è registrata un’apparente impennata che è in realtà la certificazione di una realtà che esisteva già prima.

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