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“MADDALENA”, MONOLOGO DI MARIA CONCETTA CATALDO

IN SCENA DOMANI SERA ALLA FONDAZIONE PALMIERI

 

“Maddalena” è il titolo del monologo Premio “Fortuna d’autore 2015”, tratto dal testo teatrale “Le parole oltre il tempo” di Maria Concetta Cataldo, che verrà rappresentato domani sera alle 18 presso la Fondazione Palmieri di Lecce (vico dei Sotterranei), in una serata organizzata dalla Fidapa e dalla Fondazione Palmieri. Mise en éspace a cura dell’attrice Carla Guido, al fagotto Antonio De Santis, interverrà la poetessa Maria Rita Bozzetti.

Alla serata prenderà parte anche l’autrice, che negli anni ha firmato opere letterarie del calibro di “Amelia”, “Il Gabbiano”, “La casa col pino”, “Le parole oltre il tempo” (da cui è tratto come già detto il monologo messo in scena domani alla Fondazione Palmieri) e “Un volto dal tempo. Il ritorno di Diamante”: “Il mio pensiero ha voluto indagare l’intimità dell’animo umano alla ricerca del senso della nostra quotidianità di viandanti della terra e del mistero di quell’ “oltre”, a noi ignoto, che intuiamo delinearsi alla fine del nostro percorso storico. Nell’analisi di questo intimo scrigno ho incontrato le inquietudini, i dubbi che la pura razionalità non appaga, l’amarezza per la precarietà della vita, l’angoscia del nulla; ma anche la generosa e disarmata apertura dell’io all’altro da sé nel rapporto amicale, con tutto il carico di fame di aiuto, di vicinanza, e il fuoco della passione nello struggimento dell’incontro d’amore, e infine l’avidità, l’odio che giunge fino all’estremo limite di appagarsi nel sangue. L’animo umano può riservare meravigliose sorprese, ma a volte anche inconfessabili deliri. Hanno avuto origine da queste suggestioni i miei romanzi”.

 

Aveva infatti circa nove anni, la scrittrice, “quando mio padre m’intratteneva nella sua vasta biblioteca raccontandomi la bellezza della cultura, il fascino del sapere e tante altre storie scritte in quei libri, zeppi sugli scaffali, che io guardavo meravigliata e curiosa di tutto ciò che ancora ignoravo. Talvolta mi permetteva di sfogliarne alcuni, così che io potessi sentire l‘odore della carta stampata, spesso vecchia, e mi abituassi a quella strana sensazione che deriva dalla scoperta di un titolo, di una figura, di una frase. Ricordo ancora oggi il mio stupore, misto a timore, nel guardare le illustrazioni apocalittiche di Gustave Dorè nella Divina Commedia. Poi un giorno mio padre mi disse: “Ricorda che il sapere ti consente di vedere con gli occhi della mente ciò che altri, privi di questo amore, non vedranno mai”. Quella frase s’incise indelebile nel cuore e divenne poi la linea guida della mia vita: era in sintesi l’elogio e l’indicazione della supremazia della conoscenza sull’ignoranza, della seduzione intellettuale sulla pigrizia mentale”.

Laureata in Giurisprudenza presso l’Università la Sapienza di Roma, Maria Concetta Cataldo ha deciso di cambiare subito strada e di percorrere il lungo cammino del pensiero filosofico e teologico, conseguendo il Baccalaureato in Teologia e la Licenza in Scienze della Religione presso la Pontificia Università del Laterano in Roma: “Scrivo da sempre. E si sa, la mente dello scrittore è piena di forme misteriose che tendono ad assumere sempre maggiore evidenza fino a voler fuoriuscire con forza dalla mente; perché ciò che aspira a perdurare tende a staccarsi da quanto è fragile e caduco, nel timore che la corsa del tempo gli impedisca di vedere la luce”.  Così sono nati i suoi saggi,  “Il problema religioso in Emanuele Severino” e  “L’essere umano e il Sacro – L’alba dell’uomo”, premiato a Cagliari per la saggistica col Premio “Mercede Mundula”.

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