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“Make This Earth Home” (Fai di questa terra una casa)

Otranto 26 giugno – 1° novembre 2020

Torre Matta, Lungomare Kennedy e Lungomare degli Eroi

cijaru e il Comune di Otranto presentano una mostra personale di Maria Domenica Rapicavoli a cura di Francesco Scasciamacchia, ricerca scientifica di Davide De Notarpietro.

Inaugurazione 26 giugno alle ore 20:00

cijaru e Comune di Otranto presentano una mostra personale di Maria Domenica Rapicavoli (MDR), a cura di Francesco Scasciamacchia, ricerca scientifica di Davide De Notarpietro.
Torre Matta, Lungomare Kennedy e Lungomare degli Eroi ospiteranno le opere site-specific dell’artista nata a Catania ma residente a New York che ci invita a immergerci in un percorso storico e immaginario attraverso le tracce della cultura materiale dei periodi Neolitico, greco-messapico e romano di una Otranto approdo multiculturale di andata e di ritorno dell’altro e dell’altrove.

La mostra sottolinea come la città Porta d’Oriente, e in generale questa parte del sud-est Salento, siano state luogo di incontro di culture provenienti dall’altra sponda dell’Adriatico come le antiche culture albanese, greca, montenegrina e turca.

Nella parte superiore della torre, nel vano delle linee di tiro, l’artista rivisita la preistoria a Otranto con due lavori: Giorno del sole (2020), in cui un cerchio di luce proiettato da una fonte luminosa, posta sulla volta, riproduce il raggio solare che penetra nel foro superiore del dolmen – monumento megalitico utilizzato come camera sepolcrale o altare – nel giorno del solstizio d’estate; l’altro lavoro è Nessi Ancestrali (2020), in cui una composizione di forme in carta pesta viene illuminata creando ombre che riproducono i pittogrammi della Grotta dei Cervi a Porto Badisco – località a sud di Otranto – considerata la “Cappella Sistina” del Neolitico. Nella grotta compaiono figurazioni realistiche di cervi e arcieri, e simbolico-astratte con figure stelliformi, pettiniformi, cembaliformi e spiraliformi, codici, simboli sociali e religiosi di un linguaggio internazionale.

L’intero ambiente della sezione inferiore, grazie a una particolare illuminazione, assume una tonalità fra il verde e il blu, sfumature che rievocano il mare Adriatico che bagna Otranto. La luce acqua marina ci immerge in una dimensione subacquea ed esperienziale nella quale il mare diviene metafora assoluta degli scambi commerciali, culturali e di know-how con le sponde ad Oriente.

L’ambiente poligonale diviene spazio espositivo in cui l’artista pone le sue installazioni. L’opera I due mari (2020) èuna composizione multiforme di vasi in terracotta, che per stili e funzioni rappresentano la cultura materiale salentina dal periodo arcaico all’ellenistico e al tardo antico, in cui le influenze culturali orientali sulla produzione degli antichi ceramisti locali ricordano, nella forma e nella funzione specifica, un vanto antico e attuale dei figuli salentini. Il contenuto multicolore blu-verde dell’acqua marina di Otranto rimanda al mare come luogo di unione per gli scambi commerciali e culturali.

Nell’altra estremità angolare un cumulo di bauxite, Fuoco (2020), ci trasporta al luogo fisico della Cava di Bauxite in località Orte a sud di Otranto. Il materiale di colore rosso, commercializzato già dal popolo egeo dei micenei e usato per la realizzazione dei metalli e come malta per le costruzioni, rimanda a materie prime endogene come la porpora che veniva ricavata dalle conchiglie e a materie esogene come il cinabro, riflettendo i contatti con antiche miniere dell’Italia centrale e settentrionale, delle regioni transadriatiche e delle numerose località nel bacino del Mediterraneo. Una conchiglia, Il suono dell’aria (2020), ricreata dall’artista su modello dell’elemento marino neolitico ritrovato nella Grotta dei Cervi, richiama uno strumento musicale a fiato. Il suo suono ancestrale, riprodotto nello spazio espositivo, doveva accompagnare riti di iniziazione, preghiere, processioni o danze all’interno e all’esterno della grotta nei tempi antichi.

Nella piazzetta esterna della torre, adiacente ai fossati della città, MDR crea, con una scritta in flex neon led, l’installazione Make this earth home (2020), da cui prende il nome la stessa mostra, aspirazione e desiderio a che le genti e le diverse culture, che proprio qui nella terra tra i due mari generarono un unicum culturale, grazie alla circolazione di simboli e modelli condivisi, possano “abbracciarsi” ancora sotto l’egida della Grande Madre Terra.


La rievocazione dell’ancestrale storia salentina è presente negli spazi pubblici della città tra il Lungomare Kennedy e il Lungomare degli Eroi. Sculture en plein air, concepite come sedute, riproducono differenti motivi di pintadere neolitiche – timbri in terracotta usati per molteplici funzioni – con motivi a spirale, “S” e zig-zag, appartenenti a un alfabeto rituale per la trasmissione di idee e concetti complessi e diffusi in tutti i siti del Mediterraneo preistorico come la Grotta dei Cervi. Le opere Terra#1; Terra#2; Terra#3, (2020), realizzate in pietra leccese, sono l’amplificazione materica dei simboli storici che dialoga con la loro dimensione relazionale, invitando l’osservatore a scrutare le vicine terre d’oltremare.

L’inaugurazione della mostra avrà luogo il 26 giugno alle ore 20:00.

Dal 27 giugno la mostra sarà aperta tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 24:00.

Maria Domenica Rapicavoli (MDR) è nata a Catania e vive e lavora a New York.

Ha partecipato al Whitney Independent Study Program, New York nel 2012 e ha conseguito il Master in Fine Arts presso Goldsmiths University, Londra nel 2005. 

Nel 2001 ha conseguito la laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. È stata vincitrice del premio Italian Council del 2019 promosso dalla Direzione Generale Arte e Architettura e Periferie Urbane (DGAAP) del MIBACT. Ha ricevuto il premio “nctm e l’arte” nel 2013 e la borsa DE.MO/Movin’UP nel 2011. Nel 2008 ha vinto il Premio del Rinascimento  presso l’Istituto Italiano di Cultura di Londra e nel 2004 ha conseguito un premio post-laurea promosso dall’ente inglese Arts and Humanities Research Council (AHRC). Nel 2015 ha vinto l’AIRspaceResidency presso l’Abrons Arts Center di New York. È stata residente nel 2014 presso l’International Study and Curatorial Program e nel 2013 presso il Lower Manhattan Cultural Council Swing Space Residency Program, entrambi a New York.

Ha esposto in mostre collettive di diverse istituzioni nazionali e internazionali come Whitechapel Gallery, Londra; Yerba Buena Center for the Arts, San Francisco; Parsons New School, New York; Museo di Villa Croce, Genova; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Palazzo Reale, Milano; Guest Projects, Londra; Riso, Museo per l’arte contemporanea, Palermo; Strozzina, Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze; Sala Rekalde Bilbao; Istituto Italiano di Cultura di Londra e New York.

Attualmente è artist member presso Elizabeth Foundation for the Arts di New York.

cijaru nasce dalla collaborazione dei suoi fondatori Davide De Notarpietro e Francesco Scasciamacchia, originari di Otranto (Lecce), che condividono i medesimi obiettivi e progetti nella ricerca delle radici storico-culturali della Puglia, del Salento e delle aree geografiche del Mediterraneo: regioni balcaniche, Grecia e Turchia. Attraverso progetti trasversali fra storia e arte contemporanea, cijaru intende mettere in evidenza l’esistente al fine di promuoverlo e valorizzarlo in modo partecipato e collettivo. L’associazione crea progetti espositivi, arte pubblica, workshop e residenze artistiche attraverso la partecipazione attiva della comunità. L’associazione, supportata dalla ricerca storica, rivisita in modo inedito la narrazione geopolitica del Salento. Obiettivo primario di cijaru è ripristinare i legami storici e culturali di quest’area tra Ionio e Adriatico e della Puglia con le regioni balcaniche, greche, turche e più in generale il vicino Oriente, attraverso progetti di arte contemporanea realizzati da artisti provenienti dal Mediterraneo. cijaru interroga l’egemonia culturale sud-nord per proporre in modo interdisciplinare una mappa immaginativa che riporti al centro una narrazione orizzontale e non eurocentrica della Puglia.

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