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Papa Cagliazzu 2.0, li cunti di Papa Cagliazzu oggi

Un libro di racconti, ad opera del salentino Giovanni D’Elia, su Papa Cagliazzu, tornato improvvisamente ai giorni nostri, che dovrà vedersela con i social network e tanti altri temi, vecchi e nuovi.

Papa Cagliazzu 2.0 in versione cartacea oppure ebook

Don Galeazzo de Palma, da tutti conosciuto come Papa Cagliazzu (oppure Caliazzu o Cajazzu a seconda dell’area dialettale) è stato, per secoli, uno dei protagonisti dei cunti e culacchi della tradizione orale. Qualunque anziano ricorda almeno un racconto e chi può mai dimenticare il celebre motto fanne comu dicu e no fare comu fazzu? che rispecchia, grossomodo, il tratto più caratteristico di questo buffo e strambo prelato vissuto (forse) nel 1600 a Lucugnano e dintorni, ma sopravvissuto a secoli di storia nella memoria dei suoi conterranei.

Tutti i racconti di don Galeazzo, però, sono sempre ambientati in un’epoca ormai passata, lontana anni luce dai giorni nostri, caratterizzati – rispetto ad allora ma rispetto anche ad una sessantina d’anni fa – da profondissimi mutamenti sociali, economici, culturali, ambientali.

“Cosa farebbe Papa Cagliazzu se avesse a che fare con i Social Network o se si trovasse a parlare di migranti o ambiente?”, si è chiesto l’autore qualche volta. E così, spinto dalla curiosità, ha iniziato a scrivere qualche breve storia in cui il Prelato è protagonista di vicende più o meno curiose, ambientate ai nostri tempi.

Sono nate, così, settantuno storie, con a tema i social network e la vita virtuale, le app, l’arte moderna, il 5G, le scie chimiche, i vaccini, i migranti, la chirurgia plastica, l’omosessualità, l’obiezione di coscienza, le sigarette elettroniche, le nuove forme di famiglia, la politica, il Covid-19 e tanti altri temi, vecchi e nuovi.

Papa Cagliazzu, appena tornato, dopo aver scoperto che anche Porzia vive ai nostri tempi, si è fatto spiegare un po’ di cose e ha deciso di usare i social per comunicare.

A molte storie, difatti, corrisponde uno stato su un social network, che rappresenta una sorta di continuazione o conclusione della storia e che mette in risalto la conflittualità burlona tra lui e il Monsignore, quel personaggio – gerarchicamente sopraordinato – che lo controlla e lo mette in riga ogni volta che sbaglia o eccede in qualcosa.

I racconti sono leggeri, con qualche espressione dialettale sparsa qua e là, alcuni divertenti, altri un po’ meno, alcuni vagamente osé, altri un po’ più seriosi, ma tutti accomunati dai tratti caratteristici del prelato, rimasti immutati. Sono mutate solo le condizioni. Lui no, è rimasto tale e quale com’era qualche secolo fa.

A concludere la serie di racconti vi è un prezioso scritto di Maurizio Nocera, un approfondimento di carattere storico-antropologico e letterario sulla figura di Papa Cagliazzu che, così, chiude la serie di racconti, contestualizzando la figura del Don nel quadro storico-sociale del Salento.

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