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AMORe, le regioni del Sud alleate contro il Cancro

Le migliori professionalità nella cura e nella ricerca oncologica al servizio di tutto il Meridione

 La sinergia tra Regioni del Mezzogiorno per rafforzare la lotta al cancro e migliorare il servizio offerto ai pazienti. È questo lo spirito fondante dell’Alleanza Mediterranea Oncologica in Rete (AMORe) che, ad un anno dalla sua fondazione, si riunisce a Napoli per fare il punto della situazione. Infatti, nel corso dell’evento “AMORe Contro il Cancro, l’importanza di un’alleanza dei centri oncologici del Sud Italia”,  tenutosi presso l’IRCCS  Fondazione G. Pascale organizzato da Motore Sanità (con il contributo incondizionato di Takeda, Amgen, Lilly e Roche), si sono confrontati i tre direttori generali dei nosocomi membri della rete: Attilio Bianchi dell’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli; Giovanni Battista Bochicchio del IRCCS CROB Rionero in Vulture e Antonio Delvino del IRCCS Giovanni Paolo II di Bari.

“Stiamo invertendo la narrazione sulla sanità Campana -interviene Enrico Coscioni, Consigliere del Presidente della regione Campania per la sanità- per questo oggi siamo qui, per dimostrare che stiamo offrendo qualcosa di totalmente nuovo: Cioè che su tutto il territorio regionale per alcune patologie e grazie anche a questa iniziativa in gran parte del Mezzogiorno c’è uniformità nel trattamento dei pazienti”. Infatti, uno degli obbiettivi cardine della rete oncologica è la creazione di percorsi diagnostico terapeutico assistenziali (PDTA) certificati e condivisi. “Ad oggi -prosegue Coscioni- quello che differenziava la sanità di eccellenza del Nord e quella del Mezzogiorno era sostanzialmente che il cittadino non sentiva suo il servizio regionale. Perché -continua il professore- una volta diagnosticata la malattia il paziente si sentiva abbandonato a se stesso, invece oggi c’è una rete, e per il paziente quindi si attiva un percorso che lo accompagna dall’inizio alla fine, perché -conclude Coscioni- il paziente vuole e deve essere seguito. Inoltre le reti saranno fondamentali per quando si attiverà l’autonomia differenziata, che comporterà ulteriori rischi per il mezzogiorno”.

La rete quindi non è solo un progetto, ma è già una realtà per oltre 12milioni di persone. Su una platea così grande di pazienti i numeri dell’incidenza di tumore fanno, nonostante il trend sia in diminuzione, ancora paura. Infatti, secondo le ultime stime, nelle regioni dove è presente il progetto AMORe sono previste 66’400 nuove diagnosi di questo male, più di sette ogni ora (30’050 in Campania, 3250 in Basilicata, 22’600 in Puglia e 10’500 in Calabria)

“In quest’anno dalla sua fondazione -interviene Attilio Bianchi, Dg del Pascale di Napoli- tutte le professionalità che compongono la rete si sono incontrati molte volte, tracciando percorsi di diagnosi, terapeutici e di ricerca condivisi. Abbiamo stabilito PDTA scientificamente validi e siamo a buon punto con l’ottenimento delle certificazioni, proseguiamo con la richiesta di un Comitato etico unico dedicato -prosegue Bianchi- e abbiamo creato la SCARL AMOReper intervenire lì dove non è possibile farlo attraverso una fondazione”.

Per spiegare la necessità dello SCARL AMORe interviene Giovanni Battista Bochicchio, Direttore Generale IRCCS CROB Rionero in Vulture. “La società nasce per svolgere attività di coordinamento nell’assistere i soci nello sviluppo delle attività progettuali, per rappresentare gli stessi in progetti di RS&I complessi e nella gestione dei rapporti con Organismi di ricerca non appartenenti alla compagine sociale e nei processi di programmazione con l’Amministrazione per le attività consortili – prosegue Bochicchio – acquisire permessi, nulla osta, autorizzazioni per l’esecuzione dei servizi commissionati. Inoltre assisterà i soci nello sviluppo di un efficace sistema di monitoraggio e autovalutazione”. Quindi AMORe è attiva ma, come sottolinea il Bianchi, è solo un punto di partenza e non di arrivo. “Noi siamo solo i primi, abbiamo gettato le basi -aggiunge il Direttore- ma siamo aperti a tutti per offrire ai pazienti di tutto il mezzogiorno le migliori cure possibili”. Infatti non sono presenti solo i rappresentati dei tre nosocomi fondanti, c’è anche l’AO di Cosenza, che a breve si unirà alla rete.

“Colgo questa occasione per dire che sono state raccolte tutte le firme necessarie per completare l’iter burocratico per poter fare parte della rete oncologica -afferma Giovanni Gorgoni, Direttore Generale dell’AreSS Puglia- però entrando a far parte dell’alleanza AMORe, voglio sottolineare come questa rete sarà un coordinamento per le singole Regioni che, come la Puglia, ha già attivato reti regionali tra cui quella oncologica. Questa differenza -sottolinea Gorgoni- è fondamentale sia per la qualità stessa dei servizi erogati sia per combattere la mobilità passiva dei pazienti che non è solo un problema economico ma soprattutto sociale”. Problema, quello della mobilità passiva, che sfortunatamente coinvolge maggiormente le regioni del sud che con le sole Campania, Calabria e Puglia rappresentano il 25% del dato nazionale.

“Per evitare il problema della migrazione sanitaria -incalza Francesco Amato Direttore dipartimento oncoematologico AO di Cosenza- abbiamo creato gruppi di nosocomi che si sono dati regole ben precise, mettendo a confronto di continuo idee ed esperienze per poter trovar risposte da dare ai nostri pazienti. Inoltre -prosegue Amato- l’importanza della rete oncologica è quella di rafforzare la nostra posizione con gli stakeholders che fanno parte di un mondo in continuo movimento con grandi progetti di ricerca e di cui noi, sfortunatamente, ne eravamo stati esclusi. Questa forza -aggiunge il medico- ci serve anche per i farmaci innovativi e la loro sostenibilità come costi, che ad esempio solo l’anno scorso ha richiesto un’integrazione della manovra finanziaria per oltre un miliardo di euro”.

La rete AMORe però non si pone solo a modificare i percorsi per il paziente, vuole anche modificare gli approcci dei singoli nosocomi alla malattia e del rapporto con i pazienti. “AMORe è un grande progetto di integrazione -dichiara Antonio Delvino, Direttore Generale Istituto Tumori IRCCS Giovanni Paolo II di Bari- per l’integrazione però è necessario anche il cambiamento. Per ottenere l’integrazione bisogna inoltre condividere scopi e mezzi. Però -conclude il Direttore- l’integrazione è la condizione necessaria per l’innovazione”.

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