7 Mag 2013
Antonio Caprarica a Bari per Building Apulia
L’Autore protagonista del quarto incontro sarà Antonio Caprarica con il libro “Ci vorrebbe una Thatcher”, edito dalla Sperling & Kupfer.
L’edizione 2013 della rassegna ha in programma 10 incontri, 2 appuntamenti serali e il brainstorming finale. Le presentazioni sono aperte al pubblico e visionabili sul canale Youtube di Teca del Mediterraneo. Del gruppo di lettura 2013 fanno parte anche gli studenti dell’Istituto Vivante-Pitagora di Bari, l’Ipsia Santarella di Bari, e il Liceo Classico Statale Orazio Flacco di Bari.
Modererà l’incontro Stefano Savella, giornalista e direttore di Puglia Libre.
“Ci vorrebbe una Thatcher” – Antonio Caprarica (Sperling & Kupfer)
Antonio Caprarica (Lecce, 1951), giornalista e scrittore, è stato commentatore politico dell’Unità e poi condirettore di Paese Sera. Tra il 1988 e il 2006 è stato successivamente a capo delle sedi di Corrispondenza della RAI a Gerusalemme, al Cairo, a Mosca, Londra e Parigi. Dopo tre anni a Roma come direttore di Radio Uno e dei Giornali Radio Rai, dal 2010 è tornato a dirigere la sede RAI nell’ amata Londra.
Con Sperling & Kupfer ha pubblicato “Dio ci salvi dagli inglesi o no?!” (2006, Premio Gaeta per la letteratura di viaggio), “Com’è dolce Parigi o no?! (2007)”, “Gli italiani la sanno lunga o no?!” (2008), “Papaveri & papere” (2009), “I Granduchi di Soldonia” (2009), “C’era una volta in Italia” (2010, Premio Fregene Speciale per il 150° dell’Unità), “La classe non è acqua” (2011), “Oro, argento e birra” (2012) e il romanzo “La ragazza dei passi perduti” (con Giorgio Rossi, 1986 e 2006). È vincitore di alcuni prestigiosi premi di giornalismo, fra i quali Ischia, Fregene, Frajese, Val di Sole, Barocco.
Al centro di questo libro c’è un Paese considerato il “grande malato d’Europa”: la sua industria è in declino, il costo della vita minacciosamente cresciuto, il debito pubblico incontenibile, tanto che il governo è sul punto di chiedere l’aiuto del fondo monetario internazionale. Sembra una fotografia dell’Italia di oggi, e invece è il ritratto fedele della Gran Bretagna alla fine degli anni Settanta, poco prima che a Downing Street arrivasse la più intransigente esponente dei conservatori britannici, Margaret Thatcher. Con una fede incrollabile nel liberismo, più solida della cotonatura dei suoi capelli,la Ladydi Ferro somministrò al Regno una medicina amarissima, fatta di tagli alla spesa, privatizzazione delle aziende statali e deregulation. Una cura che sembrò, sulle prime, ammazzare il paziente, ma che al contrario lo guarì in breve tempo. Perché ricordare oggi la dura lezione dell’inflessibile Maggie? Innanzitutto per paragonarla spassionatamente con la sorte toccata alle misure proposte dal governo dei tecnici, con le liberalizzazioni “al ragù” e i provvedimenti sulla spesa pubblica tutti pesantemente ridimensionati dalle resistenze di corporazioni e caste in rivolta. E soprattutto per scoprire come si vive in una nazione dove l’economia è governata dalle regole del mercato e della concorrenza e le istituzioni operano in modo trasparente. Un confronto ricco di esempi e spunti di discussione, a tratti provocatorio, che l’arguta penna di Antonio Caprarica tratteggia in agili capitoli cercando di rispondere a una questione annosa: perché è così difficile fare dell’Italia uno Stato europeo finalmente moderno?