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ASL BRINDISI RIMBORSO A MILITARE MALATO, CONGEDO E SCIANARO: “LA MAGISTRATURA HA FATTO GIUSTIZIA”.

“In una Regione disinteressata alla salute dei cittadini, ancora una volta è intervenuta la magistratura per ristabilire un clima di giustizia e riconoscere il diritto alle cure di un militare pugliese”. Lo dichiarano il Vicecapogruppo vicario di Forza Italia, Erio Congedo, ed il collega Antonio Scianaro, commentando la sentenza del Tribunale di Brindisi che ha riconosciuto il diritto di un militare, il Colonnello del Ruolo d’Onore Carlo Calcagni, ad ottenere l’autorizzazione da parte della Asl per le cure da effettuare in un Centro di Altissima Specializzazione del Regno Unito.
Il militare fu colpito da una grave malattia, riconosciuta dipendente da causa e fatti di servizio dal Ministero della Difesa e dal Ministero dell’Economia e Finanze, per aver inalato metalli pesanti durante i bombardamenti con uranio impoverito mentre era in missione in Bosnia Herzegovina nel 1996 con l’incarico di pilota di elicottero addetto al servizio MEDEVAC (evaquazioni medico sanitarie).
Dopo l’inizio della terapia, fu bloccato il rimborso previsto nella misura dell’80% su indicazione dell’Assessorato alla Sanità .
“E’ una notizia che riempie di soddisfazione -proseguono- ma che rattrista per l’insensibilità mostrata dalle istituzioni regionali. Una Regione che nega i diritti, mettendo a rischio la salute e la vita del cittadino, anche quando, come in questo caso, c’erano già tre sentenze di condanna nei confronti dell’ASL di Brindisi e a favore del militare.
Le cure necessarie alla guarigione, come stabilito dai medici britannici, dovevano avvenire ogni tre mesi e così il militare chiedeva l’autorizzazione preventiva al ricovero all’Asl. Poi, su indicazione dello stesso Assessorato alla Sanità, la Asl bloccò i rimborsi perchè riteneva che le sedute fossero troppo ravvicinate nel tempo e a nulla servì la prima ordinanza del giudice del lavoro di Brindisi con la quale veniva riconosciuto il diritto: “ad essere curato presso il Centro Inglese secondo le modalità e tempistiche stabilite dallo stesso Centro ospedaliero, con rimborso delle spese a carico dell’ASL secondo quanto previsto dall’art. 6 del D.M. della Salute del 3/11/1989, nella misura dell’80%” .
Adesso, finalmente, il Colonnello ha visto riconosciuto il suo diritto a continuare le particolari cure del caso, ancora una volta non autorizzate dall’ASL di Brindisi dopo che la Regione Puglia aveva espresso parere negativo comunicando alle ASL della Puglia: “l’opportunità di non autorizzare cure all’estero per MCS (sensibilità chimica multipla) ritenendo che le stesse possano essere autorizzate presso centri di riferimento presenti sul territorio nazionale”.

Il giudice ha ritenuto le argomentazioni illustrate nel parere negativo della Regione Puglia e i motivi di diniego espressi nella nota del 30/04/2014 non persuasivi; peraltro, il provvedimento di diniego dell’ASL appare lacunoso, poichè afferma che le cure possono anche essere praticate in ambito nazionale ma in concreto non individua in alcun modo i centri clinici italiani in grado di erogare la prestazione richiesta in modo adeguato al caso clinico e corrispondente a quanto viene effettuato all’estero.
Altrettanto carente si rivela il parere della Regione Puglia, poichè difetta di un concreto apprezzamento del trattamento terapeutico richiesto e della sua effettiva ottenibilità, in termini equivalenti a quelli prospettati, presso un centro clinico nazionale.
D’altra parte il giudicante non può esimersi dal rilevare ancora una volta la contradditorietà della condotta dell’ASL, che in un primo momento aveva concesso all’istante l’autorizzazione, salvo poi negarla sulla base di motivazioni mutevoli nel tempo.
Per quanto esposto, il diniego da ultimo opposto dalla ASL alle cure richieste appare illegittimo e va disapplicato.
P.Q.M.
DICHIARA IL DIRITTO DEL RICORRENTE a essere curato presso il Centro Inglese secondo le modalità e tempistiche stabilite dallo stesso Centro ospedaliero, con rimborso delle spese a carico dell’ASL secondo quanto previsto dall’art. 6 del D.M. della Salute del 3/11/1989, nella misura dell’80%” .

E’ una vicenda sofferta che ha incontrato un lieto fine. Ma è un momento anche di profonda riflessione su cosa significhi una politica che calpesta diritti e le fragilità di chi affronta una dura malattia. Di questo ci rammarichiamo come uomini -concludono- ma soprattutto come politici rispetto ad un sistema che andrebbe rivoluzionato e che oggi rappresenta il primo fallimento di una politica costosa, inefficiente e che non guarda al bene della comunità”.

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