28 Mag 2013
Avvocati Civilisti all’unisono: Legge di Riforma Forense mero punto di partenza
Legge di Riforma Forense mero punto di partenza, perchè apprezzabile nello spirito e nella “ratio” eppure carente sotto molto profili ed insoddisfacente rispetto ai tanti problemi dell’Avvocatura Italiana: è questa, in sintesi, la conclusione alla quale sono pervenuti, al netto di sfumature diverse e passaggi articolati da parte di ciascuno dei numerosissimi relatori, i “Civilisti” Italiani, riuniti a Roma, presso la sede del Consiglio Nazionale Forense, in occasione del “Terzo Rapporto sull’Avvocatura Italiana”, organizzato dall’Unione Nazionale delle Camere Civili, in collaborazione con lo stesso CNF, nei giorni 10 e 11 maggio u. s.
L’interessantissimo Convegno, al quale la Camera Civile di Lecce ha partecipato con l’intervento del Consigliere Avv. Salvatore DONADEI, all’uopo delegato dal Presidente Avv. Marcello MARCUCCIO, e d’intesa col segretario avv. Giuseppe GALLO ed il Direttivo tutto, ha evidenziato, accanto alla bontà dello sforzo fatto dal Legislatore per dare finalmente compiutezza ad una riforma attesa da decenni, anche le lacune che hanno caratterizzato il venire alla luce della L. 247/12, in particolar modo: il non aver risolto, e per alcuni nemmeno affrontato in modo serio, il fondamentale problema dell’accesso alla professione forense – al riguardo sono stati confermati gli impressionanti dati che parlano di un numero di avvocati pari alle 240.000 unità, con oltre 100.000 “sfornati” negli ultimi vent’anni -; la sovrabbondanza di articoli e regolamenti ai quali si demanda l’applicazione concreta della riforma, la normativa sull’obbligo di aggiornamento, quasi “vanificato” dall’esonero per l’obbligo degli avvocati con 25 anni di iscrizione all’Albo e compiuto il 60esimo anno di età e comunque “impoverito” dal superamento del sistema dei crediti formativi, forse non il migliore ma attualmente senza credibili alternative; la disciplina sulle specializzazioni, che così come è stata concepita permette a chiunque di diventare uno “specialista”, anche all’autore di ricorsi seriali, in considerazione del fatto che per far diventare specializzati, oltre al canale universitario, la Riforma considera utile 8 anni di anzianità di iscrizione all’albo passati a seguire prevalentemente una materia.
Nelle due giornate di lavori, qualificate dall’attiva partecipazione dei massimi rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni forensi, fra i quali l’avv. Antonio DE GIORGI, leccese “doc”, membro del C.N.F. e Vice-Presidente della prestigiosa Fondazione dell’Avvocatura Italiana, e durante i quali è stato sottolineato un processo di “proletarizzazione” della categoria forense, i secondi, in particolare quelli dell’OUA (Organismo Unitario dell’Avvocatura), non hanno nascosto un certo malcontento per l’esplicito riconoscimento, da parte della Legge di Riforma, della centralità dell’impianto ordinistico e, dunque, del Consiglio Nazionale Forense interlocutore istituzionale unico e “privilegiato”, di fatto, e normativamente, posto in cima alla struttura verticistica che, piaccia o no, rinviene dalla stessa.