29 Ott 2014
Caroppo: rapporto Svimez 2014, Puglia mai così in basso
Dati drammatici, la “Puglia migliore” di Vendola è divenuta la peggiore della storia e il fanalino di coda d’Italia.
Occupazione e nascite ai minimi storici: è giunta l’ora di politiche per l’impresa, la famiglia, la vita.
Il Rapporto Svimez sull’economia del mezzogiorno presentato oggi fornisce nella sua drammaticità la migliore confutazione del presuntuoso slogan “Puglia migliore” con cui Vendola ha chiesto la fiducia dei pugliesi, poiché i dati – tra i peggiori della sua storia – certificano come la Puglia sia divenuta fanalino di coda dell’Italia.
Secondo gli studi, la Puglia è una regione a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare, a non fare figli, a impoverirsi perché manca il lavoro; dove l’industria continua a soffrire di più, i consumi delle famiglie crollano e gli occupati sono ai minimi storici: una Regione, insomma, in piena emergenza sociale.
In particolare, la Puglia ha perso nell’ultimo anno circa 6 punti % di PIL (ben 15% in 6 anni!) ed è diventata la 4a regione più povera d’Italia.
In questo anno è stata la 3a regione a perdere il maggior numero di posti di lavoro, è tra le peggiori per calo di investimenti e occupazione industriale.
Essa, inoltre, sta conoscendo da una parte l’aumento esponenziale del flusso migratorio (che tocca percentuali altissime tra i giovani e i laureati), dall’altra una crisi demografica senza precedenti: i morti hanno superato i nati e nel 2013 il numero dei nati ha toccato il suo minimo storico, il valore più basso mai registrato dal 1861.
Tutto questo è il risultato di anni di slogan e di improvvisazione, di disinteresse per il territorio, di politiche ideologiche e settarie, ostili all’impresa, alla famiglia, alla vita.
E’ giunta l’ora di una politica economica che favorisca l’aumento della domanda, che punti prioritariamente sull’industria, come elemento catalizzatore della crescita, consolidando e adeguando l’attuale sistema produttivo e riqualificandone il modello di specializzazione; di una politica che favorisca la penetrazione in settori in grado di creare nuove opportunità di lavoro, di una rinnovata strategia di politiche “attive” del lavoro e della formazione
Soprattutto, poiché ad approfondire la dimensione dell’emergenza sociale, è l’intreccio perverso tra crisi socio-economica e demografica, è giunta l’ora di contrastare sollecitamente – attraverso vigorose politiche di sostegno alla natalità e alla famiglia – questa tendenza alla perdita di peso demografico (ed alla emigrazione) se non si inverte la quale la Puglia rischia uno “tsunami” dalle conseguenze sociali ed economiche insostenibili.