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Corso di formazione post laurea in “Gestione, amministrazione, custodia e reimpiego del patrimonio criminale”

C’è tempo fino al 10 gennaio 2013 per iscriversi al corso di formazione post laurea in “Gestione, amministrazione, custodia e reimpiego del patrimonio criminale”, organizzato dall’OperFOR dell’Università del Salento in collaborazione con l’Inag e patrocinato dal Ministero dell’Interno e dall’ANBSC – Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, istituita nel 2010. Il corso, della durata di 65 ore (le lezioni si svolgeranno il venerdì pomeriggio a Lecce, presso la sede del Rettorato, in piazza Tancredi 7), attribuirà 25 CFPO agli iscritti all’Albo degli Avvocati e 65 CFPO agli iscritti all’Albo dei Commercialisti.

«Si tratta di un corso», sostengono gli ideatori, i professori Marilena Gorgoni e Fernando Greco, «che per densità e complessità del percorso formativo è in grado competere con gli unici altri due corsi in Italia del medesimo tenore: quello di Palermo e quello che si sta svolgendo presso la Cattolica di Milano».

Ai partecipanti – in possesso di Laurea in Economia o Giurisprudenza – verrà garantita  una solida e aggiornata preparazione tanto sul complesso sistema di norme che a oggi regolano i numerosi profili disciplinari coinvolti (diritto e procedura penale,  diritto e procedura civile, diritto delle misure di prevenzione, diritto tributario, diritto commerciale, diritto fallimentare), quanto sull’esperienza anche di tipo manageriale consolidatasi nel campo dell’amministrazione di beni sequestrati e confiscati.

Il corso si rivolge a professionisti che, in qualità di amministratori giudiziari, intendano custodire e gestire beni e/o aziende confiscati alla criminalità organizzata; a funzionari di Enti locali e soci di cooperative cui si assegni un bene o un’azienda confiscati alla criminalità organizzata; a manager ed esperti di marketing che si occupino di curare la produttività e l’immagine di beni e/o aziende confiscate alla criminalità organizzata;  agli addetti alla gestione di problematiche finanziarie bancarie e assicurative legate ai beni e alle aziende confiscati alla criminalità organizzata.

 

Occorrono infatti competenze specifiche per controllare e preservare soprattutto le attività imprenditoriali dalle infiltrazioni criminali. Spesso si tratta di patrimoni ingenti che possono essere restituiti alla collettività, ma che risultano ancora in larga parte inutilizzati e fuori controllo. Lo conferma l’ultimo Rapporto dell’ANBSC (aggiornato allo scorso ottobre): il numero complessivo di beni sottratti alla mafia è salito a 12.472; 1.639 sono aziende. La maggior parte di tale patrimonio si trova in Sicilia, la Puglia con 1.086 beni sequestrati si colloca al quarto posto. Il reimpiego di questi beni continua però a presentare notevoli criticità: lo dimostra il grido di allarme lanciato da Don Ciotti proprio qualche settimana fa dalle pagine dei quotidiani nazionali.  Il presidente di Libera ha denunciato il rischio che la mafia continui a vincere se i sequestri e le confische, pur numerosi, continueranno a rappresentare un peso e non riusciranno a restituire virtuosamente i beni alla collettività.

I professori Marilena Gorgoni e Fernando Greco sono convinti che investire sulla solida formazione professionale degli amministratori di tali beni sia uno degli elementi da valorizzare. E ne è certo anche Franco La Torre (figlio di Pio e presidente di Flare, la rete europea di associazioni contro il crimine organizzato), che in un’intervista rilasciata a un quotidiano nazionale qualche giorno fa ha sottolineato come,  per ovviare a questa situazione, in aggiunta alla tutela dei dipendenti delle aziende confiscate e al proficuo utilizzo del contante sequestrato, occorra proprio puntare sulla presenza di amministratori giudiziari competenti che siano in grado di fare il loro mestiere fino in fondo e di programmare piani a medio e a lungo termine per le aziende confiscate.

 

Gli ideatori del corso sono partiti dalla constatazione di come le mafie e le associazioni malavitose in generale si siano trasformate in senso imprenditoriale e si avvalgano di tecniche sofisticatissime per veicolare i frutti delle attività illecite in settori produttivi. Le attività meno redditizie infatti sono state accantonate; oggi sono preferiti terreni economico-finanziari più fruttuosi, quali i mercati immobiliari e le finanziarie, le borse, la ristorazione. Gli ingenti capitali di cui dispongono rendono le organizzazioni criminali più competitive delle quotate holding finanziarie mondiali e la loro capillare penetrazione nel tessuto imprenditoriale permette loro di perdere i connotati criminogeni che originariamente le caratterizzavano e di affermarsi come un potere economico-finanziario in grado di competere nel sistema produttivo.

Ecco perché i beni sottratti alla criminalità rappresentano, per un verso, significativi trofei della vittoria della legalità e del conseguimento degli obiettivi di interesse pubblico e, per altro verso, strumento di contribuzione allo sviluppo di un’economia già strutturalmente debole e oggi aggravata dalle conseguenze nefaste di una crisi finanziaria senza precedenti. Sequestrare e  confiscare i beni appartenuti alle organizzazioni criminali sono i primi passi di un percorso lungo e denso di ostacoli che sfocerà, infatti, verso il loro reimpiego virtuoso. Medio tempore occorre custodire e gestire quel patrimonio, amministrarlo imprenditorialmente, soprattutto se si tratta di aziende. A ciò provvederà l’amministratore di beni sequestrati e confiscati: la figura professionale che si intende formare attraverso questo corso, il quale dovrà possedere competenze giuridiche ed economiche, ma anche antropologiche, sociologiche, fiscali e soprattutto di gestione aziendale.

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