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CULTURA NERITINA… “IN NUCE”

Ma noi conosciamo i nostri tesori?

Riusciamo a tradurre le loro fitte relazioni e tutti i codici che essi riportano elencati?

Abbiamo il tempo di indagare quei particolari dettagli scultorei, pittorici o comunque artistici che il passato ci offre, in ogni momento, a piene mani?

Occorrerebbe farsi solo ‘rapire’ e meravigliare, ma anche, sarebbe utile scoprire il perché di questo stupore e quali sono state le tecniche ‘comunicative’ che gli artigiani del tempo sapevano usare?

Proviamo a rispondere.

Basterebbe non accontentarsi solo del potente nome del committente, dell’artista esecutore, della data di creazione e del luogo di costruzione. Occorrerebbe infatti ‘viverle’ (quelle opere).

Sarebbe intanto fruttuoso, ‘viverci del tempo insieme’. Sì proprio così. Sostare di fronte ad esse e ‘percorrerle’ con lo sguardo. Lasciarsi quindi guidare dalla materia lavorata, dalle linee, dai volumi, dalla luce e le strade, statene certi, risulterebbero per tutti, diverse. Scopriremmo così che esistono ‘piani comunicativi’ posti a livelli diversi di conoscenza e che, a seconda della sensibilità e della cultura di ognuno di noi, è possibile rallentare l’indagine ‘esplorativa’, fermarsi, oppure osservare ‘meglio’ e dunque approfondire i particolari, collegandone i significati ai  codici e all’uso, contestualizzandolo all’epoca di costruzione.

Per ognuno di essi, ‘isolandolo’ visivamente, scopriremmo di poter liberamente riaggiornare continuamente il nostro ‘viaggio’, in relazione al nostro stato d’animo, inseguendo solo la nostra ‘unica’ reazione percettiva legata alla sensazione di quel momento, che quelle opere ci sussurrano.

E già questo sarebbe un grosso passo avanti per costruire dentro di noi il volto rinnovato e un po’ più reale, della nostra storia e della nostra stessa città.

Quale ‘opera’ sublime di bellezza e nello stesso tempo di libertà, individuale andremmo a generare, necessaria a soddisfare quel bisogno interiore di serenità e riabilitando le nostre anchilosate e perennemente recluse, percezioni ?

‘Viaggiare’ su quegli oggetti, su quelle opere, sfiorare con lo sguardo quelle preziosità, aiuta a completare percorsi interiori, poi, da ripercorrere in tempi ‘altri’, per produrre bellezza essendo certi che questa pratica, insegna a porsi in risonanza con il nostro tempo, ‘prendendosi il tempo’.

Quella di osservare, il nostro patrimonio paesaggistico e storico (vivendolo non virtualmente) è una pratica da considerare capace, di una fantastica ‘crescita’ personale dove le ‘sensazioni’ (cioè ‘sensi’ e ‘azioni’) partecipano unicamente all’obiettivo di ‘crescita’.

Riflettiamo allora a quanta libertà perdiamo, auto-privandoci di viaggiare e auto-negandoci di accedere, individualmente…  al ‘creato’, tutto tremendamente a nostra disposizione!

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