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GIÙ LE RICHIESTE DI CASSA INTEGRAZIONE AD APRILE: -81,9% RISPETTO A MARZO IN PROVINCIA DI LECCE

4°RAPPORTO UIL – SERVIZIO POLITICHE DEL LAVORO

GIÙ LE RICHIESTE DI CASSA INTEGRAZIONE AD APRILE: -81,9% RISPETTO A MARZO

IN PROVINCIA DI LECCE

NEI PRIMI 4 MESI DEL 2017 SONO STATE AUTORIZZATE 917MILA ORE

GIANNETTO: “NON SONO DATI POSITIVI, DIMOSTRANO IL FALLIMENTO DEL JOBS ACT”

Crollano le richieste di cassa integrazione nel mese di aprile in provincia di Lecce. Il 4° Report elaborato dalla Uil – Servizio Politiche del Lavoro – su dati Inps, registra una diminuzione dell’81,9 per cento delle ore autorizzate alle aziende salentine rispetto al precedente mese di marzo.

In termini assoluti, sono state autorizzate complessivamente 116.520 ore di cassa integrazione contro le 642.006 di marzo. Il calo maggiore riguarda gli interventi di cig straordinaria (-91,7%) e di cig in deroga (-96%). Più contenuta la flessione della cig ordinaria (-38,1%).

Il calo complessivo registrato in aprile è in linea con il trend regionale (-39,7%) e nazionale (-38,9).

Ancora assenti dal rapporto Inps gli indici sul Fis, il fondo di integrazione salariale che in sostanza ha surrogato la cassa in deroga (che compare nei dati 2017 come effetto di trascinamento del 2016) e che dunque andrebbe a proteggere essenzialmente i lavoratori di piccole e microimprese privi di altri strumenti di tutela.

“Sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali – sottolinea il segretario generale Uil Lecce, Salvatore Giannetto – stanno impattando le nuove norme introdotte dal Jobs act, che hanno predisposto paletti più stringenti. Nonostante ciò – fa notare – nei primi quattro mesi dell’anno, nella nostra provincia sono state chieste ben 917.030 ore di cassa integrazione, con un calo del 31% rispetto allo stesso periodo del 2016”.

In controtendenza rispetto alla flessione di cassa integrazione, è tuttavia la crescita delle domande di Naspi a livello nazionale (+ 12% sul 2016). “Un dato – sottolinea il segretario Giannetto – che deve spingerci a riflettere per capire se il venir meno di alcuni istituti di politica passiva (indennità di mobilità) e le restrizioni su altri (cassa integrazione) apportate dalla riforma, concorrano, insieme alla insufficiente crescita, a tale aumento. Più volte la Uil ha denunciato i possibili effetti negativi del Jobs act rispetto ai nuovi e restrittivi criteri sulla cassa integrazione che stanno portando molte aziende ad optare purtroppo per la scorciatoia della riduzione del personale. Monitorare e valutare gli effetti delle riforme – conclude – è pertanto necessario per comprendere dove intervenire per prevenire questi impatti negativi. Quel che serve, a nostro avviso, è un urgente cambio di marcia, attraverso un serio investimento in politiche attive del lavoro”.

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