Non basta dire resto, occorre dire come si resta. Se non c’è discontinuità e cambiamento nel modo di governare la Puglia, restare saldamente al timone della nave non eviterà la deriva di questa Regione, investita da una questione morale berlingueriana.
Non c’è qualità nel restare se, come si apprende dai mass-media, il rimpasto in Giunta investe un assessore esterno semplicemente perché, candidatosi con Ingroia in Piemonte, non è stato funzionale al consenso. Serve una verifica di risultati sull’operato di tutti gli Assessori indipendentemente dalle appartenenze partitiche.
Non c’è qualità nel restare se si continua ad occupare sistematicamente posizioni di potere nelle Aziende Sanitarie, nelle Agenzie e negli Enti dipendenti dalla Regione per tessera di partito ed in barba al merito, per alimentare il consenso a discapito dell’efficienza e dei risultati di gestione. Ne soffrono i cittadini e si alimenta il tassa e spreca.
Non c’è qualità nel restare se si continua a disertare le riunioni del Consiglio regionale per privilegiare i luoghi della protesta o i palcoscenici televisivi funzionali alla propria visibilità in funzione di primarie, secondarie, terziarie ecc.. Disertando i Consigli non si ha coscienza dei problemi della Puglia e dei pugliesi.
Non c’è qualità nel restare se si continua a negare la leale collaborazione al Governo centrale pur di apparire mediaticamente come leader di una forza politica sempre pronta alla lotta. Questo fare non permette di affrontare questioni nodali e alimenta i conflitti di attribuzione alla Corte Costituzionale.
Mi auguro che la scoppola elettorale che ha investito Vendola l’abbia maturato anche se so benissimo che non è facile razionalizzare pulsioni che spingono al narcisismo, all’egocentrismo e all’egoismo
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