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Il «made in Salento»: Sale l’export (+1,35%). «Crolla» l’import (-30,17%)

Il «made in Salento» fa breccia nei mercati esteri. Prodotti di alta qualità e raffinato design, marchi forti e conosciuti, fanno riprendere quota all’export della provincia di Lecce. Sempre più beni e prodotti manifatturieri, infatti, «volano» oltre i confini nazionali.

La conferma arriva dagli ultimi dati Istat, elaborati dall’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce, che «fotografano» la confortante ripresa delle esportazioni.

Al 30 giugno scorso, sono stati venduti prodotti per un importo complessivo di 230 milioni e 338 mila euro, con un incremento del 1,35 per cento rispetto al primo semestre del 2011 (227 milioni e 279mila euro). E’ molto probabile, dunque, che l’anno in corso possa registrare una netta e costante ripresa dell’export.

Tuttavia, il Salento è ancora lontano dai valori pre-crisi, quando si superavano i trecento milioni di euro. Più precisamente, 307 milioni nel primo semestre 2007 e 303 nel primo semestre 2008. Poi, la battuta d’arresto negli anni 2009 (172 milioni) e 2010 (173 milioni). Fino alla risalita di oggi.

I prodotti più richiesti all’estero sono i macchinari e le apparecchiature; i prodotti tessili, pelli ed accessori; i prodotti alimentari, bevande e tabacco; i prodotti in metallo e della metallurgia; gli articoli in gomma e le materie plastiche. In una fase di piena globalizzazione, i territori avvertono, dunque, la necessità di scambiare con gli altri Paesi sia beni, sia servizi, sia conoscenze.

Però, a cinque anni dall’inizio della crisi globale, lo scenario economico internazionale continua ad essere caratterizzato da incertezza ed eterogeneità negli andamenti ciclici e nelle risposte di politica economica dei Paesi.

«Produzione e scambi internazionali – spiega il presidente di Confartigianato, Corrado Brigante – risentono fortemente della mancanza di fiducia, dei segnali di rallentamento che provengono anche dai Paesi emergenti, dei timori sui conti pubblici e delle conseguenti misure restrittive di politica economica adottate in molti Paesi, soprattutto nel nostro. Il quadro che emerge è, dunque, di estrema fragilità. Ma non bisogna gettare la spugna. Anzi – incalza Brigante – bisogna sostenere le imprese che vogliono lavorare con l’estero. Le politiche di sostegno all’internazionalizzazione sono necessarie per consentire alle imprese, e in particolare a quelle di dimensioni minori, di superare i problemi organizzativi e informativi che ne ostacolano l’accesso o la presenza commerciale e produttiva sui mercati esteri».

Per il presidente «le esportazioni rappresentano una voce sempre più fondamentale per l’economia salentina ed un indice che consente di comprendere lo stato di salute della produzione interna e del commercio mondiale. Attraverso l’andamento dell’export, infatti, si può monitorare la competitività delle aziende della provincia di Lecce e la loro capacità di penetrare in mercati di altri Paesi che possono rivelarsi strategici».

Le importazioni, invece, si fermano a 133 milioni, a dimostrazione che la domanda interna continua a calare. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, si registra un meno 30,17 per cento (al 30 giugno 2011 erano 191 milioni). La differenza tra import ed export è, dunque, di 96 milioni. Solo nel primo semestre 2010 l’import ha superato l’export.

Un aiuto per incentivare ancor più l’export arriva dalla debolezza della moneta unica. La volatilità dei cambi (dollaro-euro, in particolare) è stata ed è ancora elevata. La moneta unica europea è scesa repentinamente da 1,45 (giugno 2011) ad appena 1,25.

Di più, secondo Brigante, «la competitività si accresce con l’aggregazione». In particolare, la Camera di commercio e la Provincia di Lecce hanno promosso, come nuova tipologia d’impresa, il «contratto di rete». «Si tratta – spiega il presidente – di una forma di aggregazione del tutto nuova che consente agli imprenditori di stringere legami più solidi e, nello stesso tempo, flessibili per proporsi, in maniera più efficiente e competitiva, sui mercati internazionali. Pur rimanendo autonome – sottolinea – le imprese si impegnano a realizzare insieme progetti e a condividere investimenti, formazione e marketing». Insomma, un modo per superare i grossi limiti di natura dimensionale delle imprese salentine.

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