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Il sindaco Luciano Cariddi questa mattina a Termoli per dire ancora una volta NO alle trivellazioni nell’Adriatico

Alle ore 11 di oggi, 6 settembre, nella sala consiliare del Comune di Termoli, è previsto un incontro convocato dal sindaco Antonio Basso Di Brino contro le trivellazioni nell’Adriatico. Vi parteciperanno i rappresentanti della Regione Puglia, delle province interessate e di tutti i Comuni costieri di Abruzzo, Molise e Puglia, tra cui il sindaco Luciano Cariddi.

“Aderiamo a questa iniziativa per rappresentare ancora una volta la nostra posizione contraria alle trivellazioni petrolifere nell’Adriatico dopo le recenti autorizzazioni rilasciate dal Ministero dell’Ambiente per nuove indagini da realizzarsi in prossimità delle isole Tremiti”, dichiara il sindaco Cariddi. “Trovo singolare che a distanza di ormai quasi due anni ci si debba ancora preoccupare ed attivarsi sul nostro territorio per ribadire la posizione che sul tema delle trivellazioni in mare ha assunto la comunità costiera del basso adriatico”.

Una voce univoca quella che le diverse municipalità e province e Regione hanno voluto far pervenire al governo centrale, “voce che pretendiamo venga ascoltata senza dover gridare, contrariamente a quanto sostenuto dal Ministro Clivi, ma semplicemente chiedendo di voler considerare le argomentazioni che rappresentiamo da tempo su questa vicenda. E per rispondere proprio al Ministro, dico preliminarmente, che noi e le nostre comunità non potremo mai essere annoverati tra quelli che oppongono un NO a prescindere, sempre e comunque. Abbiamo dimostrato negli anni la nostra serietà e responsabilità, quando si è trattato di assumere decisioni non facili che producevano un certo impatto sul territorio.

D’altronde, proprio nel settore energetico,la Pugliaha già abbondantemente dato, arrivando oggi a produrre energia anche per buona parte del resto del Paese. E questo ha una sua incidenza”.

“Oggi tutti fortemente concentrati, a ragione, sulle vicende di Taranto e dell’Ilva, ci preoccupiamo di guardare all’incidenza di alcune criticità sanitarie riscontrate nelle popolazioni in quella zona, ma non ci stiamo preoccupando affatto che maggiore potrebbe essere l’incidenza delle stesse criticità nella provincia di Lecce, per esempio”, prosegue il primo cittadino. “Non è facile, né automatico stabilire un nesso con i fattori che possono incidere, sui territori, su alcune patologie, ma se guardo alla nostra zona dico che, a riguardo, non pochi dubbi nutriamo circa l’incidenza di una centrale come quella di Cerano, ancora oggi alimentata a carbone, i cui residui di combustione vengono spinti da noi dai venti predominanti da nord; o l’incidenza che, dal punto di vista di campi elettromagnetici, potrebbe produrre l’elettrodotto Italia-Grecia che approda ad Otranto ed attraversa il basso Salento. Ciò nonostante, non abbiamo detto no quando si è trattato di decidere se far approdare o meno il gasdotto Igi Poseidon, comprendendone l’importanza strategica per il Paese, ed avendo valutato razionalmente l’impatto ambientale. Ed oggi sentiamo dirci anche che dovremmo poter ospitare sul nostro fronte mare le piattaforme petrolifere”.
E rivolgendosi al Ministro Clini aggiunge: “Al Ministro Clini, senza urlare, ma con la moderazione che ci contraddistingue, diciamo il nostro NO, non perché sofferenti della sindrome Nimby, ma motivando con un ragionamento al quale nessuno fino ad oggi ha mai opposto risposte e argomentazioni in grado di giustificare la necessità di queste attività di indagine e di estrazione petrolifera. Volendo partire dai dati di fatto, fornitici dalle stesse società richiedenti le autorizzazioni per le prospezioni in mare, sappiamo che, lì dove si dovessero ritrovare dei giacimenti di idrocarburi, questi saranno comunque di scarsa quantità e qualità. Per cui, il relativo valore economico non è di notevole entità.

A fronte di ciò abbiamo rappresentato, invece, rischi concreti attuali e potenziali: il danno all’immagine turistica che subiremmo non solo noi della sponda occidentale, ma anche i Paesi transfrontalieri quali Croazia, Montenegro, Albania e Grecia nel sapere che di fronte alle proprie coste si siano impiantate piattaforme petrolifere; danno alla fauna marina che già stiamo riscontrando da qualche tempo con sempre più frequenti spiaggiamenti di cetacei; potenziali rischi di incidenti con sversamento in mare del greggio estratto, ricordando che l’Adriatico è un mare, che per sua conformazione, può essere assimilato ad un lago in cui molto complicate risulterebbero le operazioni di salvaguardia e bonifica in tali casi. Basti guardare a cosa è successo solo qualche giorno fa lungo la nostra costa con la marea nera dovuta ad un semplice sversamento di cisterna navale”.

E conclude: “Allora chiediamo se si ha convenienza, in una valutazione più ampia del bene comune, proseguire su questa idea di voler estrarre idrocarburi nel nostro mare. Non rischieremmo forse di compromettere definitivamente la buona salute dimostrata dall’economia turistica di questa area del mediterraneo basata soprattutto su alcune valenze naturalistiche quali un mare cristallino, coste intatte, un paesaggio suggestivo come pochi? Ecco questo rappresentiamo ancora oggi e ancora una volta in modo pacato ed argomentato al governo centrale perché voglia comprendere la reale portata del problema”.

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