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Impianti termici, il Comune di Lecce batte cassa cambiando le regole in corso

Batosta per le famiglie che dovranno sborsare almeno 500 euro

Le famiglie leccesi saranno costrette di nuovo a mettere mano al portafoglio. Dovranno sborsare, infatti, almeno 500 euro per mettere in regola i propri impianti termici.

In questi giorni, gli ispettori della «Cooperativa Vit», società che effettua i controlli per conto del Comune di Lecce, sta elevando numerosi verbali. Questi ultimi comportano una sanzione immediata di 30 euro e una diffida alla messa a norma entro trenta giorni, pena un’ulteriore sanzione di 150 euro, più altri provvedimenti.

Nulla da contestare se una caldaia non rispetta i requisiti tecnico-ambientali ed è giusto multare chi non è in regola. Ma non si possono modificare le regole in corso, pur di battere cassa.

Per stabilire se un impianto è a norma o meno, si è deciso di adottare nuovi parametri di cui non si teneva affatto conto sino alla scorsa settimana, come, ad esempio, la presenza di valvole termostatiche sui radiatori, l’attivazione di cronotermostati su due livelli di temperatura, lo sbocco della canna fumaria al di sopra del tetto dell’edificio.

«E’ un colpo basso», commenta senza giri di parole, il presidente della categoria Impiantisti termoidraulici di Confartigianato Imprese Lecce, Antonio Mancarella.

La messa a norma, secondo le nuove direttive, comporta una spesa di gran lunga superiore alle sanzioni. In particolare, si renderà necessario installare le valvole termostatiche su tutti i radiatori (per una spesa che oscilla da 400 a 500 euro), attivare un cronotermostato (100 euro circa), innalzare lo sbocco della cassa fumaria (in questo caso, i costi salgono di migliaia di euro, secondo l’altezza da raggiungere).

«L’amministrazione comunale di Lecce – continua Mancarella – ha modificato in corso e senza alcun preavviso le regole, non rispettando principi di coerenza e di equità. Perché – si chiede – a leggi immutate, l’impianto controllato la scorsa settimana non è stato sanzionato, mentre, oggi, un altro impianto identico al primo risulta, invece, non a norma?».

I manutentori e gli installatori, seppur favoriti dalle nuove regole, non comprendono questa «mossa» del Comune e si schierano dalla parte dei propri utenti-clienti.

«Si tratta – spiega Mancarella – di un altro prelievo forzoso dalle tasche delle famiglie leccesi, già “martoriate” da una grave crisi economico-finanziaria e da una forte e crescente pressione tributaria (dovuta, ad esempio, alle imposte sulla casa, Imu e Tares). In sostanza – continua il presidente – è una spesa imprevista che, nella migliore delle ipotesi, equivale a mezzo stipendio o addirittura all’intera pensione, da affrontare, per giunta, entro trenta giorni se non si vuole incorrere in maggiori e salate sanzioni».

Eppure secondo le norme che legittimano gli enti a compiere i controlli, il Comune deve promuovere «un quadro di azioni per la tutela degli interessi degli utenti e dei consumatori, ivi comprese informazione, sensibilizzazione ed assistenza all’utenza e non può, pertanto, sanzionare e gravare di costi improvvisi un cittadino privo delle essenziali informazioni. L’Amministrazione comunale di Lecce – conclude Mancarella – deve intervenire prontamente a tutela dei cittadini e deve sospendere immediatamente i termini previsti nei verbali già emessi».

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