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Istanbul, atterraggio emergenza all’aeroporto internazionale Atatürk in Turchia: aereo fa bird strike

Stormo di uccelli nel motore: atterraggio di emergenza per un “bird strike”. Protagonista del fatto un Boeing 777-200 cargo della compagnia Turkish Airlines

Atterraggio d’emergenza a Istanbul per un Boeing 777-200 cargo della compagnia Turkish Airlines (registrato TC-LJN) nella mattinata di domenica 3 gennaio. L’aeromobile, numero del volo TK6220, era decollato dallo scalo turco Atatürk ed era diretto ad Almaty (ALA), Kazakistan, ma poco dopo essersi librato in aria, intorno alle 06:41, il capitano ha chiesto alla torre di controllo di poter rientrare immediatamente dopo aver urtato uno stormo di uccelli in volo: un birdstriking, come si dice in gergo. L’autorizzazione è arrivata dopo poco e il Boeing è atterrato senza problemi dopo aver sorvolato il Mare di Marmara e essersi allineato alla pista d’emergenza. L’atterraggio è avvenuto in piena sicurezza. Il portavoce dell’aeroporto, ha precisato che non si è verificato nessun problema di operatività all’interno dello scalo. L’aereo ha subito danni visibili all’ogiva (radome) e al tubo di Pitot. Il bird strike (dall’inglese bird, volatile e strike, impatto), viene usato in aviazione per indicare l’impatto tra un aeromobile e un volatile. Il fenomeno accade più di frequente durante il decollo o l’atterraggio e in voli a bassa quota. Tuttavia, casi di impatto con volatili si sono verificati anche ad altitudini più elevate, come 6mila o 9mila metri sul livello del mare. Il punto d’impatto è spesso la parte anteriore della fusoliera, specie il parabrezza o l’elica, poiché è la più esposta nel caso in cui l’uccello giunga in senso opposto. Molto frequenti, anche se meno pericolosi, sono anche gli impatti contro l’ala e contro il carrello. Molto temibile poi, per gli aviogetti, è l’inghiottimento del volatile da parte della presa d’aria. L’ingestione dell’animale può causare danni alle palette del compressore con conseguente rischio di arresto o di incendio del propulsore, costringendo il pilota, nel migliore dei casi, a riportare a terra il velivolo. Da diversi anni, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, le aziende produttrici di motori aeronautici devono sottoporre i loro prodotti a collaudi di robustezza per impatti di questo tipo, per poter prevedere i possibili danni causati e trovare delle soluzioni tecniche per ridurre al minimo il rischio di grave malfunzionamento e il conseguente pericolo di incidente fatale.

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