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“L’uomo senza nome”: Teatro come riscoperta di sé e del territorio

Un appuntamento estivo all’insegna della riflessione sugli attuali temi della migrazione e della riscoperta di sé e del territorio, quello proposto dall’Associazione teatrale Culturale e di volontariato “Teatro delle Ranelunedì 4 Agosto alle ore 21.00 nel cortile interno della Scuola Elementare di via della Libertà a Leverano. Lo spettacolo “L’uomo senza nome” inserito all’interno della Rassegna “Leverano d’Estate”, è realizzato in collaborazione con il GAL Terra d’Arneo, e prende spunto da “l’Alba”, terza parte della trilogia teatrale “Orienti” di Duccio Camerini, che ripercorre la vicenda umana alla ricerca della propria identità e del proprio radicamento nel territorio.


Roma nel 1940 è una città tra il baratro e il mito passato. Da un anno siamo in guerra mondiale, e nella capitale accanto a straccioni di etnia non accertabile passeggiano gruppi di soldati vanagloriosi. Nella grande storia si nascondono le storie personali di sei personaggi, che si raccontano e contemporaneamente vivono ciò che narrano, in un avvicendarsi continuo tra presente e ricordo.

Mentre ancora in questi giorni non si attenuano gli sbarchi dei migranti sulle nostre coste, l’indifferenza e l’assuefazione a queste tragedie ci rende la memoria corta. Abbiamo scordato che in un passato non tanto lontano i clandestini che sbarcarono in America, in Argentina, in Brasile dalla metà dell’’800 in poi, eravamo noi. Una volta raggiunta la terra sognata, la felicità e la speranza di un futuro dignitoso si stempera con la brutta considerazione degli italiani raccolta all’estero: “ladri”, “violenti”, “un peso”. A Bayard Street, nel cuore di Little Italy a New York, in un isolato che contava 132 stanze vivevano 1.324 italiani. Eppure da povertà e miseria sono sbocciati successi, popolarità e alcune personalità di grande importanza come Filippo Mazzei, Antonio Meucci, Dino De Laurentis. Tra i figli degli emigrati italiani George Gershwin, Cole Portere Frank Sinatra. E poi gli italiani per metà o per un quarto: Robert de Niro, Al Pacino, Madonna, Bill de Blasio. Anche in questa storia la miseria, la disperazione, lo spirito d’avventura porta i protagonisti a partire. Le radici e le identità sono importanti. Al termine del viaggio, ciascuno si impadronirà della sua essenza, verso l’alba del proprio destino.

L’Associazione culturale di volontariato Teatro delle Rane” – afferma il presidente dell’Associazione Nadia Zecca, “opera sul territorio  ormai da circa dieci anni lavorando, quotidianamente, alla ricerca di momenti d’incontro e crescita culturale attraverso la conoscenza di testi teatrali, letterali e  collaborazione con enti pubblici locali che condividono il nostro percorso, per un reciproco arricchimento culturale. I temi affrontati dalla vicenda dei protagonisti permettono di riflettere sulla realtà del nostro Territorio, l’Arneo, interessato in passato fortemente dal fenomeno dell’emigrazione e attualmente meta di Migranti”.

“Abbiamo accolto con interesse la proposta di collaborare, insieme all’Associazione Teatro delle Rane, alla realizzazione di questo lavoro, sia per il tema molto attuale, sia per la riflessione sul nostro territorio che ne deriva.” – dichiara il Presidente del GAL Cosimo Durante. “Soprattutto l’aspetto della riscoperta dell’identità assume un significato più denso in virtù della nostra storia locale. La Terra d’Arneo, all’indomani delle lotte contadine che hanno segnato una pagina importante della sua storia, ha intrapreso un percorso di rinascita capace di tenere insieme tradizione e innovazione, in cui il GAL si pone come punto di riferimento per la crescita economica e sociale dell’area”.

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