11 Apr 2016
Made in Carcere innalza la BORSA Più GRANDE DEL MONDO per abbattere la RECIDIVA
La “Made in Prison Standing Bag” al Fuorisalone di Milano
6 metri d’altezza, 6 di lunghezza, 3 di larghezza ed una tracolla lunga 8 metri.
Una mega borsa in cui guardarci dentro, per obbligare ad osservare il mondo con occhi diversi: attraverso un percorso all’interno, Made in Carcere mostra come la recidiva si riduca grazie al lavoro nei penitenziari.
E’ realizzata, come sempre, dalle sartine detenute con tessuti recuperati dalle varie aziende sensibili al progetto che, in questo modo, danno nuova vita ai tessuti che vengono così re-immessi nel processo produttivo.
A reggerla è un’anima in alluminio, architettata da Officine Tamborrino.
Il percorso all’interno della borsa è studiato per evocare il passaggio dal buio della cella al colore del lavoro per arrivare alla luce di una possibile riabilitazione sociale.
La “Made in Prison Standing Bag”, dopo la presentazione in anteprima di oggi al Fuorisalone di Milano, sarà esposta dal 12 al 17 aprile, sempre nello Spazio ADI di Via Bramante 42.
Debutto al Fuorisalone di Milano per MADE IN CARCERE. Il brand della No Profit Officina Creativa s.c.s. con sede a Lecce, si presenta, ancora una volta, con una produzione/provocazione sul tema della “seconda chanche”. Grazie alla collaborazione con OFFICINE TAMBORRINO, azienda pugliese, di Ostuni (Br), leader nel settore della progettazione e produzione di arredi di design in metallo per uso residenziale e per spazi aperti alla condivisione, innalza la BORSA Più GRANDE DEL MONDO per abbattere la RECIDIVA.
Il dato sorprendente relativo alla RECIDIVA è che l’80% circa delle persone detenute che hanno avuto la possibilità di lavorare in carcere, non torna più in carcere. Esattamente al contrario, oltre l’80% delle persone detenute che non lavora durante il periodo di detenzione, torna a delinquere. (Fonte: giustizia.it).
L’installazione programmata per il Fuorisalone, nello Spazio ADI di Via Bramante 42, reso temporaneamente agibile per la Settimana del Design, vuole essere un “URLO” nel silenzio del lungo viaggio intrapreso ormai da quasi un decennio da Made in Carcere nel mondo degli istituti penitenziari italiani, condiviso insieme alle aziende che, ancora una volta, in questa occasione, hanno contribuito al progetto liberando i propri magazzini da materiai inutilizzati, sostenendo così azioni ad alto impatto sociale ed ambientale.
La “Made in Prison Standing Bag” si presenta come borsa-esperienza.
Misure: altezza 6 metri, lunghezza 6 metri, larghezza 3 metri, lunghezza tracolla 8 metri
E’ stata realizzata nella Casa Circondariale Femminile di Trani e Lecce grazie ai tessuti donati da diverse aziende tessili italiane che già in passato, come dicevamo, hanno dimostrato sensibilità al progetto di Made in Carcere, credendo, in particolare, nella possibilità di far rivivere tessuti dimenticati e inutilizzabili, come, ad esempio, rimanenze di magazzino, pezzi di campionari, ritagli di lavorazione, ma anche tessuti pregiati e selezionati, donati con gioia e rispetto per un’iniziativa ad alto impatto sociale ed ambientale. In particolare: SCHMID SpA – Consorzio Mare di Moda – CARVICO SpA, con i tessuti dal marchio LYCRA ®– ALTANA SpA – CANDIANI SpA – MELTIN’POT – MAGLIFICIO RIPA – SUARIA – JERSEY LOMELLINA SPA –TEXTRA – TAIANA VIRGILIO TESSITURA SPA – PIAVE MAITEX – LS di Luisa Savini – DOGI – INTERNATIONAL FABRICS – WEGAL & TRICOTEL S.p.a. – KRIZIA SPA – MIROGLIO spa – FLAVIA – PADOVAN srl – TEXTILSAND – FADA TESSUTI – CRAVATTIFICIO ALBA – BORGINI JERSEY – BRUGNOLI GIOVANNI S.P.A. – CONFIDENCE SRL – EUROSTICK – TEXICO – TESSILE S.r.l. e tanti altri.
La parte in stoffa nasconde un’anima in metallo, smontabile, realizzata ad hoc dai tecnici e designer di Officine Tamborrino, che la rende, nel complesso, una struttura “visitabile”, uno spazio esperienziale. Sviluppata in tre parti unite tra loro, la “Made in Prison Standing Bag” vuol essere per chi vi entra all’interno, un’occasione per provare il buio di una cella detentiva. Ma non solo. Il percorso si divide in tre fasi, con l’attraversamento di tre diversi ambienti che sono stati creati, offrendo un graduale passaggio dal buio, ai colori, alla luce, proprio come la crescita che, all’interno del carcere, solo un’opportunità di lavoro può offrire.
Buio: vuol evocare la prima fase di insediamento nella cella, dalla dimensione classica di 3 mt x 2 mt (comunemente descritta “tre passi per due“).
Colore: inizia il percorso di riavvicinamento al mondo reale del lavoro, si conoscono regole e metodi di lavoro (che non costringono ma liberano, davvero, in questo caso) oltre che le tipiche tecniche di sartoria.
Luce: gioia e felicità per la consapevolezza acquisita di poter contribuire ad un buon uso del mondo