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Nuovo spettacolo di Ascanio Celestini dal titolo Pro patria – senza prigioni, senza processi

Il nuovo spettacolo di Ascanio Celestini dal titolo Pro patria – senza prigioni, senza processi, l’autore romano intende portare in scena un’Italia piccola, ottenebrata dalle proprie battaglie interne, figlia di relazioni adultere e immorali, meticcia Italia dei cromosomi di ogni potere forte che l’ha dominata, ma anche desiderosa di affermare la propria discendenza illustre, pur senza nascondere sanguinosi e crudeli risvolti, né le tante viltà che ne sono fondamento. Sullo sfondo di questo intento c’è un progetto più antico che chiude – dopo la fabbrica, i manicomi, i call center – la ricerca sull’istituzione che Celestini porta avanti dai suoi esordi: la prigione che a ben pensare è il simbolo immutabile di intere generazioni che hanno attraversato il nostro paese da prima che fosse una nazione fino ad oggi che una nazione non è più. Celestini, immaginando di preparare un “discorso”, si rivolge a Mazzini, con esso rivolgendosi al grande rimosso della costruzione unitaria, l’ideale tradito.

I morti e gli ergastolani hanno una cosa in comune, non temono i processi. I morti perché non possono finire in galera. Gli ergastolani perché dalla galera non escono più. Ed è proprio un ergastolano che scrive un discorso. Un discorso importante nel quale cerca di rimettere insieme i pezzi della propria storia, ma anche di una formazione politica avvenuta in cella attraverso i tre libri che l’istituzione carceraria gli permette di consultare.

La scelta stilistica è come sempre il monologo, alle spalle una scenografia composta di un pannello con affissi i manifesti del “discorso” che sarà, con il viso di Celestini di profilo, lui ultimo italiano che deve dirne cosa è stato fin qui, un comizio di chi resta alla fine di tutto e ne dovrà dichiarare fallimento.

La scelta contenutistica di Celestini è dunque un arco che attraversa la storia italiana unitaria e afferma “tre Risorgimenti”, là dove se ne conosce uno: il primo è quello noto dell’Unità, il secondo è la Resistenza del secondo dopoguerra, il terzo è quello nostro, adesso, in guerra senza neanche saperlo. Così Celestini torna dunque a graffiare con una materia arrabbiata, quanto e più di lui che la svolge, ma non fa mancare quegli accenti poetici caratteristici della sua narrazione favolistica, riaffiorando parole in quella sua scenografia verbale in grado di dar vita a interi paesaggi soltanto narrandoli.

Biglietti

Platea e palco centrale € 12,00 intero / € 10,00 ridotto

Palco laterale proscenio e loggione € 10,00 intero / € 8,00 ridotto

INFO

Teatro Comunale di Nardò (LE) Corso Vittorio Emanuele ,22

Tel. 0833/571871-0833/836240

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