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Omfesa, Mantovano: da parte delle banche pretesti inaccettabili

Qualche settimana fa il gruppo di banche cui era stato chiesto di intervenire per garantire liquidità alla Omfesa avevano raggiunto un accordo, superando difficoltà iniziali e dopo mesi di sollecitazioni istituzionali e di incontri in prefettura. Se era stato raggiunto un accordo, vuol dire che ciascun singolo istituto di credito aveva operato precise verifiche sul merito creditizio e sulla solvibilità dell’azienda; tant’è che ciascuna di esse alla fine aveva tradotto la risposta positiva in una delibera comunicata alla banca capofila, Mps. Oggi la gran parte di tali istituti ha revocato la propria disponibilità. Che cosa è accaduto di così grave da determinare l’inversione di rotta? E’ accaduto che, a seguito di denuncia, la procura della Repubblica ha incaricato la Guardia di Finanza di operare un accertamento su Omfesa: c’è una sentenza di condanna? C’è un rinvio a giudizio? C’è almeno una informazione di garanzia? Nulla di tutto questo: vi è un mero accertamento contabile e dei bilanci. E’ sufficiente per far tornare le banche al punto di partenza? Dall’incontro di oggi pare proprio di sì. A nulla è valso replicare che: a) il solo profilo che conta è il merito creditizio, e Omfesa ha superato tale vaglio; b) esistono norme di recente approvate dal Parlamento che forniscono ampia garanzia al singolo istituto di credito nel caso di ipotetico fallimento dell’azienda, ipoteticamente seguente a problemi di natura penale; c) Omfesa ha commesse per 40 milioni di euro, che rappresentano la garanzia più seria al contributo che ogni banca è chiamata a dare al suo salvataggio; d) è da immaginare che ogni banca abbia clienti che ogni tanto subiscono un accertamento della Guardia di Finanza: se a ogni accertamento corrispondesse la revoca degli affidamenti, oggi nessuna azienda avrebbe accesso al credito; e) soprattutto – ed è l’aspetto più significativo quanto alla valutazione del rischio bancario – Mps, con cui Omfesa ha sempre lavorato e che in questo momento è l’unica disponibile ad alzare la posta, mantiene, e non revoca, una originaria apertura di credito verso l’azienda di 12 milioni di euro; come si può pensare che ciò avvenga senza una valutazione di affidabilità dell’impresa in questione operata dalla stessa Mps?   
Il prefetto oggi, confermando la sua pazienza e la volontà di giungere a un risultato positivo, ha aggiornato l’incontro di una settimana, sollecitando nel frattempo le banche a riconsiderare la questione. La ringrazio per questo e mi auguro che questa ulteriore settimana sia utile e non costituisca una nuova presa in giro da parte delle banche. Vorrei solo far presente che la chiusura di Omfesa a seguito della restrizione del credito, pur in presenza di tanto lavoro da svolgere, provocherà agitazione e protesta fra i dipendenti. In passato vi sono stati il blocco della linea ferroviaria e delle strade del centro di Lecce. La protesta, se mai – come nessuno vuole – l’esito fosse negativo, andrà rivolta nei confronti di ciascuno degli istituti di credito che, dopo aver dato una parola, si sono ritirati. Se ciò accadesse, io sarei anche fisicamente a fianco di chi protesta contro questa vergogna.

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