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Pdl: sì, eccome!, al nuovo; no al nuovismo!!!

Vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso è cosa sbagliata e pericolosa. Venderla pubblicamente, poi, è peggio ancora! Infatti così si fa il gioco di tanti avversari politici che credono sia finito il tempo del Pdl e non si rendono conto, invece, che il calo di credibilità riguarda tutti i partiti, soprattutto quelli che hanno responsabilità di governo e che tra questi il Popolo della Libertà è forse quello che gli elettori abbandoneranno di meno.

I “de profundis” che si intonano o che si invocano strumentalmente con tanta solerzia lasciano il tempo che trovano. Bisogna fare attenzione, pertanto, a non animare, anche dall’interno, dibattiti pubblici che, con il pretesto di essere valutazioni di carattere generale, sono più che altro – e gli addetti ai lavori queste cose le capiscono bene – dichiarazioni di parte, tese a trovare quello spazio politico che, probabilmente, il consenso dei cittadini non ha permesso.

Un conto sono le legittime aspirazioni di voler svecchiare il sistema ma, per favore, i “rottamatori”, o coloro che si arrogano la volontà di volerlo essere, lasciamoli dall’altra parte. Operazioni di totale smantellamento di un grande partito sono la cosa peggiore di cui hanno bisogno i cittadini; cosa diversa è combinare, nella maniera più sapiente, l’entusiasmo con l’esperienza senza dimenticare che non sempre il primo si annida tra i giovani e che non sempre la seconda appartiene agli ultrasessantenni.

Il vero criterio discriminante deve essere quello della “disinteressata disponibilità” e su questa è giusto che tutti abbiano l’opportunità di potersi confrontare. Bisogna guardarsi allo specchio e fare un esame di coscienza su ciò che si è fatto, su ciò che si sta facendo e su ciò che si farà a prescindere dal ruolo che si dovrà ricoprire. Ma nel frattempo non dimentichiamo che proprio sul nostro territorio, per fare un solo esempio, il Pdl, grazie alla gestione aperta di Raffaele Fitto, annovera un movimento giovanile che è di stimolo e pungolo incessanti all’attività del partito come altre poche forze politiche possono permettersi.

La cura del “vivaio” deve essere fondamentale, ma chi pensa che una squadra che voglia vincere possa essere composta solo da esordienti o da improvvisatori, parla “pro domo sua”, non certo per il bene del partito.

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