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Perrotta riporta in scena La Turnàta

Domenica 16 marzo Nuovo Cinema Paradiso di Melendugno ore 21.00

 

Arriva il primo appuntamento con Fabbricare l’immaginario, la rassegna che Scenastudio porta sul palco del Nuovo Cinema Paradiso di Melendugno e arriva con il grande successo della prevendita.

Primo appuntamento il 16 Marzo con Mario Perrotta. A grande richiesta Perrotta riporta in scena La Turnàta,secondo capitolo, dopo “Italiani Cincali”, dedicato al marcio dell’emigrazione italiana. La Turnata  è una denuncia “tragicomica” delle ombre di ieri e forse di quelle di oggi di un paese come il nostro che continua a tradire i suoi figli migliori. Lo spettacolo racconta storie di emigrazione italiana negli anni 60 e 70. In Svizzera la legge, sino al 2005, violando i più essenziali diritti umani, impediva, tra l’altro, ai lavoratori definiti “stagionali” di portare con loro moglie e figli. Per tutta risposta gli italiani nascondevano moglie e figli nel portabagli e lì iniziava la loro storia di clandestini reclusi in casa per anni. Nino è un bambino di nove anni che non ha mai visto il mondo fuori da quella stanza in cui vive col nonno, la mamma e il papà. Ma la morte del nonno scatena un rocambolesco viaggio di ritorno al paese, su una fiammante Alfa Giulia 1300, con in macchina il padre, la madre, un operaio sindacalista e il nonno morto. Mentre il mondo è incollato al televisore per guardare lo sbarco sulla luna, si consuma questo ritorno “mitico” alla terra d’origine. Racconto in bilico tra dramma e commedia all’italiana.

In scena uno dei più bravi protagonisti della scena contemporanea (suo il prestigioso premio UBU) che costruisce anno dopo anno, spettacolo dopo spettacolo una propria identità artistica, e ricuce una memoria collettiva  raccontando storie di cui il pubblico ha necessario bisogno.

Fabbricare l’Immaginario, una rassegna, un titolo, due spettacoli e due versioni dell’identità culturale, ma un’unica sensibilità civile e un senso del drammatico che non solo ravviva il ricordo del dolore, ma innesca una rielaborazione collettiva. Una scelta che rivendica la responsabilità del teatro di farsi officina di emozioni ed esperienze che, per il  tempo di uno spettacolo, porta via dalla realtà e nell’ immaginazione ricostruisce un mondo di significati; ricomponendoli e definendone il valore.

Due spettacoli in cui il pubblico si sente molto coinvolto, ogni spettatore può immaginare quello che viene raccontato e creare la sua storia. La costruzione e stesura del testo arriva da ricerche antropologiche, giornalistiche o sociologiche che hanno una funzione di denuncia, protesta, rivelazione ed educazione.

Le direzioni sono diverse ma gli esiti si avvicinano nell’intento di recuperare una memoria attorno alla quale ricostruire il concetto e l’energia di una comunità, nella convinzione che l’ educazione all’ascolto e l’esercizio dell’immaginazione siano preziosi per tutti.

Il secondo appuntamento sarà il 4 aprile con un altro grande nome della scena contemporanea Pino Petruzzelli con il suo SABBATICO, il suo nuovo e appassionante spettacolo, colonna sonora Django Reinhardt. Una storia di viaggi e incontri eccezionali dove il cassiere Gerardo Cozzolino da un giorno all’altro si trova tra le mani il suo destino, almeno per un mese, un tempo sabbatico in cui secondo l’antica legge mosaica si lasciava riposare la terra, non si pagavano tributi e non si riscuotevano crediti.

E’ da questa interruzione che inizia un viaggio in cui l’occasionalità degli incontri, le peripezie, l’avventura anche sentimentale, sembrano casuali e invece sono regolate dalla necessità di essere liberi. Turista per caso, Gerardo Cozzolino si trasforma in un viandante picaresco che a ogni stazione del viaggio, dalle montagne al mare, dal nord al sud dell’Italia, smarrisce progressivamente i simulacri della moderna identità: i documenti, l’automobile, il telefonino. Il turista sa in anticipo quando il viaggio finisce e

deve tornare alla quotidianità di sempre. Il viaggiatore disperde invece la consapevolezza

del ritorno. Lo spazio si vive alla giornata, e non è la meta che conta, ma il movimento, l’andare incontro alla gente e scoprirne con stupore il filo segreto di un’umanità che si credeva estinta. Più che un viaggio alla ricerca di se stessi è un viaggio alla ricerca degli altri, e gli altri siamo comunque noi. E l’affabulazione di Pino Petruzzelli, solo su una spoglia scena, è movimento incessante, orizzonte da superare con il racconto, cammino non aggravato dal fardello del discors. Come se bastasse uno zainetto per tutto quello che serve.

Posto unico                 € 15,00

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