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Rappresentanza paritaria. Dall’uguaglianza formale all’uguaglianza sostanziale: la regola della democrazia in politica, in economia e negli organismi forensi

Bari: il ruolo della donna oggi all’interno degli organi decisionali tra diritti e opportunità

 La legge approvata lo scorso 13 novembre dalla Camera dei Deputati che consente agli elettori di esprimere, a partire dalle prossime elezioni amministrative, la doppia preferenza di genere, le opportunità offerte dalla riforma forense, approvata lo scorso 31 ottobre dalla Camera e la legge 120 del 2011 volta a favorire il riequilibrio di genere negli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate e a controllo pubblico. Queste le ultime novità legislative a favore della parità tra i generi all’interno degli organi decisionali del mondo economico, politico e forense, di cui si è discusso questa mattina durante il convegno “Rappresentanza paritaria. Dall’uguaglianza formale all’uguaglianza sostanziale: la regola della democrazia in politica, in economia e negli organismi forensi”, organizzato dal Comitato Pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Bari, con il patrocinio del Comune di Bari, del Consiglio nazionale forense, della Consigliera di Parità della Regione Puglia e dell’Ordine degli avvocati di Bari, che si è svolto nella Sala del Consiglio del Comune di Bari.

Durante il seminario, moderato da Roberta De Siati, presidente del Comitato Pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Bari e a cui hanno preso parte, tra gli altri, l’onorevole Cinzia Capano, componente del Comitato dei nove per la Riforma forense, Marilisa D’Amico, professoressa ordinaria di diritto costituzionale all’Università di Milano e presidente della Commissione Affari istituzionali del Comune di Milano, Claudia Parzani, partner di Linklaters e componente del Consiglio direttivo di Valore D, Susanna Pisano, consigliera e coordinatrice della Commissione Pari opportunità del Consiglio nazionale forense,è stato esaminato nei dettagli il ruolo ricoperto dalla donna oggi all’interno degli organi decisionali del mondo economico, politico e forense, riflettendo sulle novità giuridiche ed eventuali opportunità da sviluppare.

La necessità di intervenire per adottare politiche volte alla partità di genere nei ruoli di responsabilità è al centro del dibattito delle istituzioni europee; la Commissione europea ha approvato, infatti, lo scorso 14 novembre la proposta di direttiva sulle quote rosa nei consigli di amministrazione, che impone la presenza del 40% di donne nei board delle società quotate entro il 2020 (entro il 2018 per le aziende statali).

«In tutti i luoghi dove si decideha dichiarato Roberta De Siati, presidente del Comitato Pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Bari – le donne sono in numero insufficiente per prendere decisioni rappresentative delle esigenze del 52% della popolazione italiana, costituito da donne. Il problema non è più solo quello delle “quote di genere”, che sono un mezzo transitorio per raggiungere in tempi ristretti un determinato risultato, il vero obiettivo è la “Parità”, che è una scelta politica definitiva che permette di rappresentare qualitativamente e quantitativamente le esigenze del genere femminile, che si preoccupa di come impattano le decisioni politiche sulla donna (le differenze retributive, la conciliazione vita/lavoro, e via dicendo) in ogni “formazione sociale ove si svolge la sua personalità”, come ci ricorda la Costituzione».

«È importante – ha aggiunto Marilisa D’Amico, professoressa ordinaria di diritto costituzionale all’Università di Milano e presidente della Commissione Affari istituzionali del Comune di Milano – oggi più che mai ripercorrere attraverso la Costituzione le tappe più significative che hanno portato alla realizzazione del principio di parità tra uomo e donna, non ancora del tutto completato in Italia. Riflettiamo in particolare anche sulle rilevanti novità raggiunte in questi anni come la legge sulla doppia preferenza di genere approvata il 13 novembre scorso alla Camera; l’annullamento delle giunte regionali e comunali da parte dei giudici amministrativi per violazione del principio di parità;  la legge 120 del 2011 sulle quote di genere nei consigli di amministrazioni e nei collegi sindacali delle società quotate e la realizzazione politica del principio di parità, come per esempio la paritaria Giunta del Comune di Milano».

«In Italia – ha sottolineato Claudia Parzani, partner di Linklaters e componente del Consiglio direttivo di Valore D  – secondo i dati dell’indagine McKinsey le donne col ruolo di amministratore delegato rappresentano il 6% del totale, attestandosi sulla media europea. Certo è che, se le donne in Italia possiedono oggi il 63% del potere d’acquisto contro, rispettivamente, il 70 e il 78% di Francia e Germania, è necessario creare un circolo virtuoso, allineandosi ai target di Lisbona, che possa valorizzare le donne non solo come utenti e consumatori finali, ma che le renda protagoniste del mondo del lavoro, facendo registrare contemporaneamente un aumento significativo dei consumi, dei risparmi e dei redditi netti familiari. Secondo i dati di Banca d’Italia infatti, immettendo in Italia 2,7 milioni di donne nel mondo del lavoro, necessari per arrivare al 60% dell’occupazione femminile imposto a Lisbona, si registrerebbe un aumento del reddito netto familiare pari a 31,1 miliardi di euro e il PIL crescerebbe del 7%: la donna nel mondo del lavoro rappresenta una risorsa preziosa, che merita di essere valorizzata quanto prima».

«È indispensabile – ha affermato Susanna Pisano, consigliera e coordinatrice della Commissione Pari opportunità del Consiglio nazionale forense –  focalizzare l’attenzione sulle opportunità offerte dalla riforma forense, approvata lo scorso 31 ottobre dalla Camera, che sottolinea la necessità di rispettare la rappresentanza di genere, ribadita dall’articolo 51 della Costituzione e che dovrà essere garantita anche nelle elezioni al Consiglio dell’Ordine e al Consiglio nazionale forense»

«La questione della rappresentanza paritaria – ha aggiunto Anna Losurdo, consigliera dell’Ordine degli avvocati di Bari – sembra essere finalmente giunta all’attenzione del legislatore nazionale e regionale, dopo decenni di discussioni, spesso solo strumentali, sulla legittimità delle quote. In un paese familista e maschilista come l’Italia, che continua a non essere un paese per donne, il dibattito è lungi dal potersi dire esaurito. Il principio della rappresentanza paritaria costituisce un’evoluzione giuridica e legislativa del concetto delle quote e non può essere disconnesso dal tema della differenza di genere che troppo spesso viene liquidato come marginale  e che, al contrario, è fondamentale affinchè l’attuazione del principio di uguaglianza prosegua».

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