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Replica dell’Assessorato alle Risorse Agroalimentari della Puglia all’articolo apparso su L’Unità

NARDONI: NON SI INFANGHI IL SISTEMA AGRICOLO PUGLIESE. QUI’ QUALITA’ E SISTEMI DI CONTROLLO SUL LAVORO E SULLE CONDIZIONI DI VITA DI TUTTI I LAVORATORI

Considero ingeneroso e non rispondente alla reale situazione dell’agricoltura pugliese quanto riportato in un  articolo del quotidiano L’Unità in merito all’embargo operato su alcune produzioni della nostra regione da paesi come Norvegia, Francia e Inghilterra per motivi connessi alla condizione di lavoro di braccianti stranieri. Da buoni italiani, prima che pugliesi, entriamo ben attrezzati nella guerra tutta francese tra grandi catene di distribuzione alimentare che continuamente cerchiamo di contrastare proprio sui criteri di selezione e vendita dei prodotti agricoli e che evidentemente vogliono ridurre al silenzio uno dei territori più agguerriti sui temi dell’eticità, del rispetto delle regole e della qualità delle produzioni.

L’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, attacca a testa bassa su un tema che sollevato dalle organizzazioni sindacali rischia di far implodere un sistema (quello agricolo pugliese) che tranne per il comportamento penalmente rilevanti di pochissimi produttori di promodoro da industria, è invece composto da tanti produttori attenti alla qualità, all’etica del lavoro e alla salute del consumatore.

Il comportamento di questi produttori senza scrupoli non può infangare il sistema della produzione agricola pugliese che è soprattutto qualità – sottolinea l’assessore regionale – Questo attacco non tiene conto di cose importanti che questa Regione è stata in grado di mettere in atto a cominciare dal marchio d’area “Prodotti di Puglia” trasformatosi poi in marchio collettivo comunitario con indicazione di origine “Prodotti di qualità Puglia” che ha acquisito le caratteristiche di sistema di qualità alimentare ai sensi del Regolamento CE n. 1698 – dice Nardoni – un sistema di qualità che certifica origine, modalità colturali e un intero sistema di rigidi controlli che riguarda anche il fattore lavoro.

Il marchio “Prodotti di Qualità Puglia” è infatti uno strumento – continua l’assessore Nardoni – che oltre a qualificare le produzioni mette a sistema tutte le produzioni agroalimentari di qualità della Regione con la finalità di valorizzarne i prodotti agricoli e alimentari che sotto l’egida del Marchio rappresentano la Puglia che produce bene, sano e nel rispetto delle leggi.

Ma all’attacco delle multinazionali della grande distribuzione l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Puglia risponde anche con i sempre più rassicuranti dati che riguardano il panorama Puglia.

Se oggi qualcuno venisse in Puglia a scattare una instantanea di questo comparto troverebbe uno scenario completamente diverso da quello descritto con non poca strumentalizzazione da Auchan, Carrefour e Lidl – dice – perché siamo la terra che con 162.113 ettari si attesta al secondo posto per superfici coltivate nel comparto biologico, perché qui ci sono 14 tra dop e Igp di prodotti alimentari, per un fatturato di 24,2 milioni di euro e 38 tra Dop e Igp di vino per un fatturato di circa 300 milioni. E perché qui con la migliore legge d’Europa per la lotta al lavoro nero nel 2006 proprio la Giunta Vendola decise che la lotta al caporalato doveva essere una battaglia di civiltà non solo per i costi del lavoro, ma anche per le condizioni di vita di tanti lavoratori spesso costretti in baraccopoli insicure e senz’acqua.

Quella “disciplina  in materia di contrasto al lavoro non regolare” si è trasformata nella rigorosa valutazione di congruità della manodopera occupata con l’individuazione del “fabbisogno di lavoro per ettaro-coltura e/o capo di bestiamo adulto allevato”.

La Regione su questo tema è molto attenta – dice Nardoni – abbiamo investito in Qualità con un programma specifico che vuole premiare i buoni produttori e penalizzare i pochi furbi ancora in circolazione e abbiamo investito in un sistema di regole certe fino ad arrivare alla revoca degli aiuti concessi ai produttori coinvolti in illegalità o reati, specie quelli a scapito della forza lavoro. Sulla capacità di accoglienza degli immigrati nulla si può eccepire ad una Regione di confine come la nostra che malgrado le criticità di intervento su un terreno come quello della clandestinità e dell’emergenza umanitaria, ha consentito di mettere a disposizione dei braccianti stranieri mezzi di trasporto alternativi per sottrarsi ai caporali, assistena sanitaria e alloggio, come testimoniano i numerosi bandi per l’emersione e la fuoriuscita dai ghetti.

Per quanto riguarda la valutazione della congruità per le domande d’aiuto la Regione Puglia procede con una istruttoria ferrea. L’estrazione del campione avviene in funzione dell’importo di aiuto pubblico richiesto in domanda ed in considerazione di eventuali fattori di rischio (aziende a indirizzo produttivo intensivo e con fabbisogno di lavoro elevato, area geografica soggetta a caporalato, tasso di scostamento riscontrato). Il campione nella fase di avvio riguarda complessivamente almento 600 aziende agricole.

L’Unità prova a fare una denuncia su un tema di grande delicatezza ma nel farlo dimentica il lavoro faticoso di tanti produttori agricoli pugliesi che rischiano di pagare per colpe non loro – termina Nardoni – Noi continueremo a promuovere le regole, la qualità e l’agricoltura pugliese una tra le migliore del mondo.

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