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Resoconto Convegno “Salvare le imprese balneari per salvare l’Italia”

Lunedì 29 ottobre 2012, Camera di Commercio di Lecce

Si è tenuto ieri sera, presso la sala conferenze della Camera di Commercio di Lecce, il convegno organizzato da FederBalneari Italia, Confimprese e Sib. Al centro dell’appuntamento i problemi dei balneari, il rischio di messa all’asta delle concessioni demaniali e l’elaborazione da parte del Governo di un decreto legislativo in materia.

Sono intervenuti nel corso della serata, moderata da Alfredo Prete, presidente della Camera di Commercio di Lecce, Mauro Della Valle, vicepresidente nazionale FederBalneari, Tonino Capacchione, presidente regionale Sib, Francesco Pacella, assessore al Turismo Provincia di Lecce, senatore Massimo Baldini, Commissione Lavori pubblici Senato, senatore Cosimo Gallo, Commissione Lavori pubblici Senato, onorevole Raffaele Baldassarre, europarlamentare.

Gli stabilimenti balneari e le imprese che li gestiscono, fetta fondamentale del comparto turistico italiano, potrebbero finire all’asta nel 2015, in base agli effetti della Direttiva europea Bolkestein e ai provvedimenti emanati dal Governo italiano. Migliaia d’imprese sarebbero spazzate via da quella che viene presentata come un’apertura alla libera concorrenza ma che si tradurrebbe, nella realtà, in una sorta di “sfratto” per aziende costruite grazie a cospicui investimenti più che ventennali.

«Io vivo come voi un momento difficile e triste – ha spiegato Alfredo Prete, presidente della Camera di Commercio e titolare di uno stabilimento balneare – è triste vedere vanificato l’impegno di vite intere dedicate alla realizzazione di un’impresa che rischia di scomparire per effetto di una legge. Il settore balneare è un prodotto Made in Italy e andava salvaguardato come la moda, il vino e l’olio. Invece, secondo i dati ufficiali dell’Agenzia del Demanio, sono 28mila le concessioni che rischiano di finire all’asta nel 2015».

Timore che accomuna tutti i rappresentanti del settore. «Rappresentiamo una categoria d’imprenditori che diversi anni fa hanno avuto l’intuito di investire e credere nella bellezza di un territorio – ha commentato Mauro Della Valle, vicepresidente FederBalneari Italia e presidente Assobalneari Salento – inutile nasconderlo, c’è gente che spera di metterci fuori dal mercato. Le nostre paure non riguardano solo l’asta e la concorrenza, ma anche il rischio d’infiltrazioni della criminalità organizzata. Poiché dove c’è guadagno, dove c’è un territorio dall’appeal in ascesa, lì si concentrano anche le attenzioni di chi spera di poter riciclare facilmente denaro sporco. Gli episodi “misteriosi” che colpiscono i nostri stabilimenti costituiscono la prova più lampante». I balneari puntano a salvare la categoria sollecitando un decreto legislativo, in questi giorni in elaborazione da parte del Governo e poi destinato a passare dal Parlamento, che possa arginare la portata devastante di una messa all’asta di chilometri e chilometri di spiagge italiane. «La bozza di decreto circolata in questi giorni non tiene conto del valore dell’azienda, del personale, degli ammortamenti degli investimenti – ha continuato Della Valle – vogliamo invece una legge vera che premi le capacità di ognuno di noi. Per regolamentare le concessione abbiamo bisogno di un periodo di differimento congruo. In Italia esiste una concorrenza sleale su chi ha ottenuto meritatamente delle concessioni demaniali pluriennali, in virtù di cospicui investimenti, ma oggi esiste una concorrenza sleale interna al Paese, in quanto su quelle concessioni nessun cittadino europeo può “gareggiare”. Partiamo tutti dallo stesso livello, applichiamo un differimento delle concessioni esistenti considerando la concessione demaniale marittima italiana più

“vecchia” in scadenza. Ci opporremo con tutte le nostre forze a salvaguardare le nostre imprese, per difendere i sacrifici dei nostri avi e valorizzare quelli di tutte le famiglie dei balneari».

Il presidente regionale Sib ha parlato di “minaccia”. «Il dramma potrebbe colpire circa 1.500 famiglie pugliesi che rischiano di vedere confiscata la propria azienda con un indennizzo ridicolo – ha dichiarato Tonino Capacchione – così come ipotizzato nello schema legislativo. Pochi, al di fuori del nostro ambiente, conoscono i nostri sacrifici. Le concessioni sono in scadenza, qui c’è una legislatura che sta per finire. Sono state approvate due leggi contro di noi, la minaccia non viene dall’Europa ma è l’Italia ad aver eliminato il rinnovo automatico».

Garanzie sono arrivate dai senatori Baldini e Gallo e dall’europarlamentare Baldassarre. «Condivido la vostra battaglia – ha affermato Baldassarre – bisogna affrontare il problema uscendo fuori dal decreto legge punitivo per la vostra categoria. I ministri Gnudi e Moavero devono offrire garanzie. C’è la possibilità di lavorare sul decreto senza incorrere in una nuova procedura d’infrazione».

«Aziende sane che si sviluppano creando lavoro vengono messe in una condizione di grandissima difficoltà – è stato il commento del senatore Baldini – nel momento in cui l’Unione Europea emanava la direttiva Bolkestein, il Governo si adeguava cancellando norme fondamentali, come il rinnovo automatico della concessione e il diritto di insistenza. Dobbiamo riguadagnare il tempo perduto. Il Governo ha messo in cantiere un decreto legislativo che vuole rivedere tutta la materia ma la situazione è diventata estremamente pericolosa, perché quando stabiliamo il principio della gara e le concessioni vengono conseguentemente messe in discussione si paralizza ogni investimento. Il Governo, purtroppo, ha insistito su questa strada e non ha aperto un confronto con l’Europa. Noi possiamo garantire che, se il decreto dovesse arrivare all’esame delle Commissioni parlamentari, saremo pronti a bocciarlo e ci faremo invece parte per presentare un emendamento e trovare una soluzione che non significhi la cancellazione di un’intera categoria».

Stesso percorso descritto dal senatore Gallo. «Siamo consapevoli che il nostro voto contrario potrebbe anche non avere valenza giuridica ai fini del decreto – ha chiarito il senatore Cosimo Gallo – ma sono convinto che un percorso va fatto. Non si può prescindere, ad esempio, dal riconoscimento del valore economico dell’azienda. Altrimenti la messa all’asta somiglierà più ad uno sfratto. Meglio pensare un decreto a tutela del settore balneare e su questo c’è la collegialità del mondo politico».

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