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Roma: Presentrazione del volume Mauro Staccioli gli anni di cemento 1968-1982

a cura di Simona Santini e Andrea Alibrandi  introduce e coordina Francesco Moschini

9 novembre 2012 – ore 17.30 Accademia Nazionale di San Luca Roma, piazza dell’Accademia di San Luca 77

Venerdì 9 novembre alle ore 17.30 l’Accademia Nazionale di San Luca ospita la presentazione del volume Mauro Staccioli. Gli anni di cemento 1968-1982. L’iniziativa è scandita dagli interventi dello stesso Mauro Staccioli, di Andrea Alibrandi e Simona Santini, curatori della pubblicazione, di Maria Vittoria Marini Clarelli, di Bruno Corà, autore della introduzione, di Enrico Crispolti e di Francesco Moschini, che introduce e coordina l’evento. In tale occasione, negli spazi di Palazzo Carpegna, saranno esposti quindici disegni e cinque sculture realizzate dall’artista nel corso degli anni Settanta.

Il volume presentato prende in analisi l’attività artistica di Mauro Staccioli a partire dal 1968, anno del suo arrivo a Milano al Liceo Artistico di Brera – del quale assumerà più avanti la direzione – oltre che caratterizzato dal prevalere – dopo le sperimentazioni nell’ambito della pittura e dell’incisione – dell’interesse per la scultura, alla quale si dedica con l’intento di analizzare e porre in risalto il nesso ineludibile tra arte e società, ovvero tra l’opera d’arte e il luogo nel quale essa si inserisce, considerato, nel suo valore materiale e sociale, quale condizione per la stessa esistenza dell’opera. Il periodo ripercorso risulta caratterizzato da elementi di continuità nella varietà delle opere realizzate, che sono da ricondursi tanto allo stretto legame con la sua attività di docente, di intellettuale, di politico militante, quanto alla natura del mezzo espressivo, il cemento, scelto, come afferma Staccioli, perché sempre pesante, faticoso e concreto e, pertanto in grado di esplicitare più fortemente le forme interne del fare, che corrispondono per Staccioli a figure primarie, a geometrie essenziali in grado di accogliere ed esprimere con sintetica intensità il genius loci.

Dal testo di Simona Santini pubblicato nel volume

La scelta operata in questo volume di limitare l’analisi della scultura di Mauro Staccioli al periodo che va dal 1968/69 fino al 1982 nasce dalla considerazione che in poco più di un decennio l’arte di Staccioli si evolve assumendo e manifestando con chiarezza i temi e le motivazioni che orienteranno tutta la successiva attività… Staccioli preserva il fondamento della scultura, creando forme non solo concrete, tangibili, ma anche perfettamente rispondenti a criteri di equilibrio e perfezione quasi classici, in anni in cui l’arte aperta al contesto urbano si affermava attraverso performance o azioni concettuali. Adotta inoltre un vocabolario di forme primarie, dove l’elemento geometrico non è mai ricercato per le sue intrinseche qualità formali quanto piuttosto per la sua capacità di comunicare al meglio il messaggio e di inserirsi perfettamente nei diversi contesti, in una sorta di “astrattismo empatico”, come lo ha felicemente definito Lorand Hegyi… Una scultura, concepita come intervento critico e dialettico in ambito urbano, non poteva non esprimere gli umori di un periodo storico così conflittuale… Nei solidi in cemento irti di punte e barre angolari di ferro realizzati da Staccioli a partire dal 1968/69 c’è la percezione dello scontro che esploderà in tutta la sua forza nel corso degli anni Settanta, sfociando nella lotta armata e nel terrorismo che hanno caratterizzato gli “anni di piombo”.

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