header photo

ingrandisci il testo rimpicciolisci il testo testo normale feed RSS Feed

Solennità dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato

Messaggio dell’arcivescovo Michele Seccia alla città di Lecce

Quest’anno, il tradizionale Messaggio alla Città si colloca al termine del Giubileo Oronziano,
a duemila anni dalla nascita del Primo Vescovo di questa Città. Come ben sapete, non è stato un anno
facile, sia a livello internazionale, dove alla crisi sanitaria ha fatto seguito lo scoppio della guerra in
Ucraina, sia a livello locale dove non sono mancate le inevitabili ricadute in ambito economico e
sociale.
Come Pastore della Chiesa di Lecce, avverto nel mio cuore un certo senso di insoddisfazione,
smarrimento e sfiducia che serpeggia presso il nostro popolo. La Comunità diocesana, mentre vive
unitamente alla Chiesa universale la prima tappa del Sinodo mondiale, caratterizzata dall’ascolto e
dalla narrazione, non può che farsi carico del sentire della nostra gente, raccogliendone le angosce e
le sofferenze, le ansie e i dolori, al fine di presentarle al Signore, vero medico in grado di curare ogni
spirituale ferita.
Oggi, pertanto, desidero rispondere al tanto attivismo della vita presente e alle molteplici
ricette sbandierate dai profeti di questo mondo, annunciando la suggestiva forza della parola del
Vangelo, pronunciata da Gesù: “Venite a me, Voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò
ristoro. Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”.
Teniamoci allora in disparte dal chiacchiericcio, manteniamoci puri da ogni subdola tentazione
di dominio, di sopraffazione, liberiamoci dalla schiavitù di tutto ciò che inquieta il nostro cuore, non
lasciamoci assalire dalle preoccupazioni del mondo, sottraiamoci ai complicati e oscuri giochi di
potere, ma riacquistiamo la semplicità del cuore e indirizziamo in ogni tempo il nostro spirito verso
la vita spirituale, la contemplazione di Dio.
Solo così giungeremo a comprendere il vero senso delle realtà concrete della vita quotidiana.
Infatti, per capire le cose della terra, bisogna elevare il nostro cuore e la nostra mente verso l’alto.
Scriveva Santa Caterina da Siena: Il desiderio dell’anima di giungere a Dio le dà sete della
virtù e della salvezza … arriva alla luce dell’intelligenza e contempla l’amore infinito, che ci ha
insegnato il Figlio crocifisso. Allora, essa trova riposo e pace… si riempie fino all’orlo di carità…
Gusta l’acqua viva che si trova solo in Dio, l’oceano della sua pace” (Cfr. Dialogo della Divina
Provvidenza, cap. II).
Non è forse questa la pace che ha trovato Sant’Oronzo quando ha ascoltato l’annuncio del
Vangelo e ha deciso nel suo cuore di seguire la via di Cristo crocifisso e risorto, impegnandosi a
diffondere la Parola di vita che aveva attratto e trasformato tutta la sua esistenza?
Sono queste le radici della nostra fede, che rifugge l’attivismo e l’efficientismo asfissiante del
nostro tempo e ama piuttosto riposarsi dagli affanni della vita nel silenzio di una chiesa, nel sacrario
della propria coscienza o nella invocazione corale della comunità. Vi è una bellissima pagina, frutto
della spiritualità domenicana più alta e profonda, che così si esprime: “Quelli che praticano soltanto
le virtù comuni differiscono da quelli che sono condotti dallo Spirito Santo, come l’uccello che
cammina per terra è diverso da quello che vola, sostenuto dal soffio del vento” (Giovanni di San
Tommaso, De donis Spiritus Sancti I, II, q.68).
Lecce, allora, ha bisogno di ripensare il suo futuro alla luce delle sue meravigliose radici. Il
suo centro cittadino è un pullulare di chiese, conventi, cappelle, edicole votive, opere sacre in
cartapesta, segni meravigliosi della fede di un popolo. E anche, le periferie sono state costruite attorno
alle nuove chiese parrocchiali, veri centri aggregativi e formativi pure nei quartieri più disagiati.
Al termine dell’intensa stagione turistica che ha portato sollievo economico, ma anche tanta
fatica e frenetico lavoro, non permettiamo che le nostre bellezze siano solo luoghi da ammirare, ma
piuttosto realtà da vivere, sorgenti d’acqua viva da cui attingere, posti in cui rifocillarsi nello spirito.
Ripensiamo anche ai luoghi dello svago, affinché non diventino siti per bivaccare. Proprio in questi
giorni, leggevo della strage silenziosa degli incidenti stradali che coinvolgono tanti nostri giovani,
incuranti del pericolo e desiderosi solo degli sfrenati sballi dei fine settimana.
Può essere questo l’autentico sviluppo del nostro territorio o il clima idoneo per far crescere i
nostri giovani? Non è piuttosto utile e doveroso da parte delle generazioni adulte insegnare loro che
il vero piacere non consiste nelle frivolezze della vita, bensì nella ricchezza della cultura, nell’armonia
della musica, nel gusto per l’autentica bellezza e nelle gioie della vita dello spirito?
Mi si consenta a questo proposito di spendere una parola di incoraggiamento per i nostri
amministratori, ad ogni livello istituzionale: non temete, qualche volta, ad assumere decisioni
impopolari quando queste hanno una finalità fortemente educativa e formativa. Non abbiate paura di
fare passi in avanti per restituire a questa città il suo vero volto: quello di un territorio a vocazione
culturale nel quale i principi umani e i diritti, quelli di tutti, restano a fondamento dell’umana
convivenza.
So bene che cambiare provoca sempre disagio, ma se non proviamo a ridimensionare il valore
del denaro non daremo mai un giusto senso alla nostra vita. Penso ad una “rivoluzione educativa”
nella quale vorrei tanto sentirmi accompagnato dagli adulti, dai formatori, dai padri e dalle madri di
famiglia: sarebbe un gran bell’investimento per il futuro dei nostri ragazzi.
Aumentino invece nella nostra Città i momenti culturali, i cantieri per la riflessione, e qui mi
appello non solo agli amministratori ma soprattutto alla scuola, al mondo accademico, al prezioso
contributo del mondo dell’associazionismo che, grazie al cielo, pullula a Lecce e crea notevoli
occasioni di sviluppo. La nostra Università continui ad aprirsi al territorio favorendo il dialogo e
l’approfondimento, la Scuola continui a formare con passione le nuove generazioni entrando sempre
maggiormente in contatto con la spiritualità del nostro territorio e la famiglia, sempre più intossicata
dai tanti drammi morali e spirituali, riviva la gioia della condivisione in semplicità e letizia.
Bisogna infatti rifuggire con fierezza e prontezza dalla svendita del nostro territorio, spesso
piegato allo sfruttamento e alla sete del guadagno. Questo è il tempo perché Lecce diventi capitale
della cultura, sia pure senza medaglie, titoli e riconoscimenti ufficiali; città della creatività artistica e
artigianale per eccellenza e divenga presto epicentro di irradiazione di educazione civica e cristiana.
Lecce poi, sia sempre più in grado di essere comunità accogliente, pronta a venire incontro
alle necessità dei poveri e dei sofferenti e non chiuda le orecchie dinanzi al grido dei più bisognosi.
Anche in questo campo, però, bisogna evitare facili equivoci. La solidarietà non si deve trasformare
in compiacimento e accondiscendenza a proposte che favoriscano qualsiasi forma di pigrizia o di
mancanza di laboriosità che talvolta riscontro tra le varie forme di emarginazione. A tutti va ricordato
che la vita implica sacrificio, che il pane va guadagnato con il sudore della fronte e che l’accattonaggio
non può diventare il lavoro di una intera esistenza.
Dobbiamo anche riconoscere che molte forme di emarginazione presenti in mezzo a noi posso
generare la caduta nella droga, nell’alcol, nella ludopatia o in nuove dipendenze e possono sfociare
nei drammi dell’abbandono, della depressione e della solitudine. Contro queste terribili e insidiose
miserie umane, la Chiesa continua a svolgere un lavoro silenzioso ed efficace, pur in mezzo a tante
difficoltà: di questo, e di tutto il loro impegno, non finirò mai di essere grato ai miei sacerdoti. Le
parrocchie, le mense per i bisognosi, le Caritas, le molteplici organizzazioni di volontariato, i centri
di ascolto, il consultorio diocesano, la Casa della Carità (che al termine di quest’anno compirà 10 anni
di vita), i centri di lotta contro le varie forme di dipendenza sono una celeste carezza che asciuga le
lacrime di tanti.
Infine, mi sembra giusto far riferimento a una felice circostanza: l’Anno Oronziano è coinciso
con il ritorno della squadra di calcio del Lecce in serie A. Fa onore alla nostra terra il raggiungimento
di questo prestigioso traguardo, che va ora difeso e mantenuto. Mi fa piacere che si sia giunti a tale
risultato con una dirigenza leccese costituita da diversi soci, tra loro coesi e compatti, che ha fatto del
radicamento sul territorio e dell’amore al Salento il suo principale punto di riferimento. Il Lecce calcio
diventi un vero volàno perché si radichi nel territorio la cultura dello sport, della condivisione e anche
le piccole realtà sportive di provincia aiutino i nostri ragazzi, affinché, invece di lasciarsi prendere
dallo stare tantissime ore sul telefonino o sul pc, possano correre sui campi, apprezzare i giochi di
squadra, vivere lo spirito di sacrificio.
Mi rivolgo nuovamente a voi, cari uomini e donne della politica, affinché possiate difendere e
proteggere il nostro territorio, e accompagnare lo sviluppo della piccola imprenditoria locale, talvolta
penalizzata da scelte poco condivisibili. Sia solerte il vostro impegno, siano audaci i vostri progetti di
sviluppo, siano attente le vostre orecchie ai bisogni del nostro popolo! Riflettete, meditate e agite per
il bene comune. Guardate alla politica come a una splendida missione che richiede particolare
impegno, intelligenza, audacia, ma soprattutto coerenza ed onestà.
La nostra Nazione si appresta a vivere un importante appuntamento politico, le elezioni
anticipate. Tra un mese esatto saremo tutti chiamati ad esprimere il nostro voto, in piena libertà e
coscienza, con la speranza di inaugurare una nuova stagione fatta di scelte forti, lungimiranti e volte
a garantire il vero bene della Comunità. Perché ciò avvenga dobbiamo rifuggire dalla tentazione
dell’astensionismo: rinunceremmo ad un diritto imprescindibile della democrazia, quello di essere
protagonisti del destino della nostra società. Auspico vivamente che le settimane che ci separano dalle
urne continuino ad essere all’insegna della moderazione, evitando le sterili polemiche e si
arricchiscano, invece, di un dibattito serio, profondo e rispettoso delle idee altrui.
Questo vi chiede il nostro popolo, questo spera la nostra gente. Solo questo vi farà guadagnare la
fiducia dei cittadini affamati di speranza come non mai. Così sia.

Servizio di Adriana Greco 

Nessun Commento

Sia i commenti che i trackback sono disabilitati.


Vuoi essere il primo a lasciare un commento per questo articolo? Utilizza il modulo sotto..

Spiacente, i commenti sono chiusi.