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Stato – mafia : Mantovano, i procuratori Grasso e Lari escano dal generico

C’era una volta, tanti anni fa, la magistratura che “parlava” quasi esclusivamente con le sentenze e con gli atti giudiziari. Immaginare di tornare a quel mondo equivale a credere nelle favole, o – se va bene – a passare per nostalgici, pur se vi era un rapporto inversamente proporzionale fra autorevolezza del corpo giudiziario e quantità di interviste rilasciate. Lasciamo stare favole e rimpianti; vi è però un limite che, nonostante tutto, non andrebbe superato: quando, due giorni fa, il procuratore nazionale antimafia usa le espressioni a tutti note, deve immaginarsi che abbia elementi concreti a sostegno di un disegno così grave; al tempo stesso, se parla di “menti raffinatissime”, rinvia a soggetti portatori di quelle menti in qualche modo identificati. E se la storia personale del dott. Pietro Grasso e l’importanza dell’ufficio che ricopre motivano la preoccupazione seguente alle sue parole, al tempo stesso esigono che si esca dal generico: quel concetto non è stato esposto in privato, ma in un contesto pubblico, politicamente caratterizzato. D’altra parte, oggi il procuratore di Caltanissetta Lari dice che il pensiero del dott. Grasso è “ben più completo e articolato di quanto abbiamo letto o sentito”; pur se aggiunge che la campagna contro il Capo dello Stato viene da chi lo accusa di aver intralciato le indagini sulla trattativa (e qui forse basta andare in una sede giudiziaria non molto distante da quella di Caltanissetta). Anche per questo dal procuratore nazionale antimafia ci si attende la completa articolazione del suo pensiero; perchè una questione così delicata non continui a prestarsi a illazioni o a esegesi distorte; e perchè, come impone la grammatica italiana, anche quella istituzionale, il verbo sia preceduto da un soggetto e l’intera frase abbia un senso compiuto. 

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