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Stato-mafia, Mantovano: Ingroia beneficiato dalla Consulta

La sentenza con la quale ierila Consulta, accogliendo il ricorso del Capo dello Stato, ha disposto la distruzione delle intercettazioni  riguardanti lo stesso Presidente della Repubblica è ineccepibile sul piano giuridico. Sul piano politico è però il meglio che Antonio Ingroia potesse auspicare. Chiuse le indagini, infatti, l’ormai ex p.m. di Palermo ha avviato una singolare tattica di allontanamento dalla creatura che aveva formato: dapprima la decisione – illogica per un accusatore che attende solo di vedere la propria tesi confermata nel contraddittorio del giudizio – di chiedere di andare fuori ruolo in Guatemala, abbandonando ad altri la cura del processo dal lato dell’accusa. Poi l’esplicitazione del timore del segreto di Stato sul tema della trattativa: ciò che nessuno aveva mai ipotizzato, e che infatti nessuno ha opposto. Con la sentenza della Corte costituzionale di ieri Ingroia può recitare la parte che gli riesce meglio: quella di vittima dei potenti e dei loro complotti, al momento mediaticamente più redditizia rispetto a quella di magistrato che fugge dal suo processo. In futuro, redditizia anche dal punto di vista del lancio politico.

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