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Tornano nel Salento i “piccolo ambasciatori di pace”

Domani, martedì 6 agosto, alle ore 12, a Palazzo Adorno a Lecce, verrà siglato il “Patto di amicizia” tra la Provincia di Lecce e la Wilaya (Provincia) di Dayla della Repubblica Araba Saharawi democratica.

A firmare il documento, che stabilisce di definire “modalità future di scambio di esperienze culturali e di relazioni umanitarie”, alla presenza di un gruppo di bambini provenienti dai campi profughi del Saharawi, saranno il presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone e il rappresentante del ministero degli esteri della Repubblica democratica del Saharawi Mohamed Salem El Duena Salek.

Saranno presenti, inoltre, l’assessore alle Politiche sociali della Provincia di Lecce Filomena D’Antini Solero, il presidente dell’associazione Melquìades Boris Tremolizzo e i sindaci Cosimo Piccione (Sannicola), Salvatore Piconese (Uggiano La Chiesa), Oronzo Valzano (Trepuzzi), Roberto Isola (Carpignano Salentino), Francesco Pellegrino (Zollino).

L’idea del “Patto” è nata esattamente un anno fa,  quando il presidente  Gabellone accolse a Palazzo Adorno, in una visita ufficiale all’insegna dell’amicizia e della solidarietà, un gruppo di undici bambini provenienti dalle tendopoli del Saharawi (Sahara occidentale), vestiti con gli abiti tipici della loro terra d’origine e guidati dai volontari dell’associazione di promozione sociale “Melquiades” di San Pietro in Lama, promotrice nel Salento del progetto di cooperazione internazionale con il popolo Saharawi.

 

Quest’anno l’associazione Melquìades ospita, dal 3 al 12 Agosto, presso i missionari comboniani a Cavallino, un gruppo di sette bambini provenienti dai campi profughi del Saharawi.  Il programma di accoglienza “Piccoli Ambasciatori di Pace” consente ai bambini nati nei campi profughi del deserto di seguire una dieta bilan­ciata e di sottoporsi ad esami e cure mediche. Allo stesso tempo i piccoli testimoni delle sofferenze di un popolo che chiede di riappropriarsi delle proprie terre e vivere in pace.

Il Sahara Occidentale, ex colonia spagnola, avrebbe dovuto, secondo le deliberazioni della Corte Internazionale dell’Aja e delle numerose risoluzioni Onu, esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione fin dal 1975. Nello stesso anno, il territorio fu invaso e occupato dal Marocco e parte della popolazione fu costretta a fuggire sotto i bombardamenti dell’aviazione marocchina. Attualmente, una parte della popolazione vive nei territori del Sahara Occidentale occupati dal Marocco, un’altra nei territori liberati della RASD (Repubblica Araba Democratica Sahrawi), mentre il resto vive in campi profughi nel deserto inospitale di Tindouf in Algeria. Pur nelle avverse condizioni la popolazione è riuscita a creare una struttura politica, cul­turale e sociale radicata e funzionale creando una serie di campi profughi (WILAYA, cioè province) suddivisi in DAIRE (comuni) che a loro volta si suddividono in quattro quartieri (BARRIOS).

Il patto di amicizia è di fatto un vero e proprio gemellaggio. Quest’ultimo non può essere ufficialmente siglato perché la Repubblica Democratica Araba Saharawi è uno Stato ancora parzialmente riconosciuto, che aspira alla sovranità nazionale e al completo riconoscimento a livello internazionale.

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