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UN PONTE TRA IL MUSEO EBRAICO DI LECCE E IL MUSEO DELLA MEMORIA

Già stilata una ipotesi di collaborazione, obiettivo “legare” le due strutture

Favorire la conoscenza di un pezzo della storia del Salento legato al popolo ebraico, incentivando l’approfondimento culturale e creando una rete tra il museo ebraico di Lecce e il Museo della Memoria e dell’Accoglienza di Santa Maria al Bagno. Questa l’intuizione, semplice e mai sperimentata sino ad oggi, che porterà a costruire il primo circuito turistico-culturale in grado di mettere in stretto collegamento la struttura leccese, di recente inaugurazione, e il museo di Santa Maria al Bagno.

“Ho visitato il museo ebraico di Lecce una decina di giorni fa – spiega il sindaco di Nardò Pippi Mellone, che ha dato l’impulso decisivo al progetto – e confrontandomi con i gestori ho pensato che sarebbe stato importante creare un rapporto più intenso tra il museo leccese e quello neretino”.

I due contenitori culturali hanno un carattere certamente diverso, ma l’idea di metterli in stretta correlazione è stata giudicata subito molto proficua, tanto che nei giorni scorsi, col supporto dell’assessorato alla Cultura e dello staff del Sindaco, è stata già strutturata una prima ipotesi di collaborazione, che potrebbe portare importanti risvolti anche dal punto di vista del numero e della tipologia dei visitatori. Il museo ebraico di Lecce, infatti, si trova nel cuore della giudecca leccese, in un edificio a due passi da Santa Croce e da altri gioielli architettonici. Un luogo che è meta e passaggio obbligato di migliaia di ogni genere di turisti. Viceversa il museo di Santa Maria al Bagno attira molte scolaresche, studenti, cultori della materia e visitatori, anche d’alto profilo, provenienti da tutto il mondo.

“I murales di Santa Maria al Bagno – precisa il primo cittadino di Nardò – rappresentano una testimonianza eccezionale della solidarietà dei neretini, ma anche e soprattutto una traccia indelebile di una esperienza terribile, che ognuno di noi deve imparare a conoscere. Occorre andare oltre il secolo scorso senza dimenticarne i drammi e, anzi, imparando a conoscerli per evitare che possano verificarsi nuovamente. Per questo ritengo fondamentale il dialogo con tutti”.

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