8 Ago 2012
Vendemmia 2012, si parte nel segno dell’ottimismo
Risultato storico per la Puglia: superato l’obiettivo del 50 % di produzione di vini di qualità
È partita con qualche giorno di anticipo la vendemmia 2012, complice il caldo eccezionalmente torrido che ha investito tutta la regione ma che non ha in alcun modo compromesso la qualità delle uve. Oggi, nel tarantino, nei vigneti dell’azienda “CANTINE SAN MARZANO”, a San Marzano di San Giuseppe, il simbolico e consueto avvio augurale delle operazioni di taglio, alla presenza dell’Assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia Dario Stefàno, che come da tradizione ha colto l’occasione per fare il punto sul lavoro del comparto vitivinicolo e fornire un quadro sulla vendemmia in corso.
“Una vendemmia ed una stagione 2012 – ha detto subito l’assessore – che partono in un clima di grande soddisfazione, legato ad un risultato storico per la Puglia: i dati a consuntivo della campagna appena conclusa ci raccontano che abbiamo già raggiunto e superato l’obiettivo del 50 per cento per la produzione di vini di qualità, meta che ci eravamo prefissi per il 2015. Nel 2011, infatti, la Puglia ha prodotto 3 milioni di ettolitri di vino di qualità sui 5.7 totali, raggiungendo il risultato del 52% sulla produzione primaria complessiva. Gioiamo per questo straordinario risultato raggiunto e guardiamo con motivato ottimismo anche alla vendemmia 2012”.
IN PUGLIA
La situazione su tutto il territorio regionale sembra essere ottima: tutte le fasi vegeto-produttive della vite si sono svolte in condizioni climatiche favorevoli. Unica eccezione, la fase di fioritura – allegazione degli acini avvenuta in presenza di temperature piuttosto basse, che ha determinato fenomeni sparsi di colatura dei fiori e scarsa allegagione degli acini .
I tecnici sono concordi: in generale la previsione della qualità per il 2012 è ottima, con la prospettiva di molte punte di eccellenza. Lo stato sanitario dei vigneti nel complesso è ottima non presentando nessun tipo di fitopatia. In alcuni casi, le uve dei vigneti impiantati su terreni poveri e con scarsa dotazione idrica, in relazione all’andamento siccitoso dei mesi di giugno e luglio, potrebbero non completare perfettamente la fase di maturazione.
Le operazioni di vendemmia, in anticipo rispetto allo scorso anno, hanno avuto inizio come consuetudine con le uve precoci (Chardonnay, Sauvignon) e proseguiranno con la raccolta delle uve autoctone Primitivo (area Manduria-Sava e Gioia del Colle) nell’ultima settimana di agosto e i primi giorni di settembre, mentre per Negroamaro (alto e basso Salento) tra la seconda e la terza settimana dello stesso mese. Per quelle autoctone della zona di Castel del Monte (Centro/Nord Puglia): Bombino bianco, Bombino nero, Pampanuto, Montepulciano, Aglianico e Nero di Troia, la vendemmia avrà inizio dopo la prima decade di settembre per protrarsi sino alla metà di ottobre;nella stesa epoca si prevede la raccolta dei vitigni autoctoni della Valle d’Itria (Verdeca, Bianco d’Alessano). Per il Fiano, invece, su tutto il territorio regionale bisognerà aspettare la metà di settembre.
Nella norma, ad oggi, l’accumulo glucidico, solo leggermente in ritardo nel caso dei vigneti compromessi dal problema siccità, come pure la degradazione degli acidi ed il rapporto zuccheri/acidità. Non si assiste ad una repentina caduta del quadro acidico rispetto all’accumulo degli zuccheri e ciò dovrebbe garantire la produzione di vini ben strutturati.
Le condizioni meteorologiche che si verificheranno nei prossimi 10 giorni, se caratterizzate da tempo ancora soleggiato ed asciutto, potrebbero confermare l’ottima qualità dei vini che si produrranno.
IN ITALIA
Le stime produttive per la prossima vendemmia sembrerebbero indicare nel complesso una sostanziale tenuta dei livelli quantitativi rispetto allo scorso anno, in un quadro complessivo in cui, invece, in più di qualche regione italiana, si preannuncia un calo significativo della produzione, a causa del clima torrido che ha compromesso alcune fasi fenologiche della vite. La produzione si prevede di buona qualità in considerazione di un decorso climatico asciutto.
“Tra i produttori – evidenzia l’assessore Stefano – aleggia un’aria di ottimismo anche perché la imminente vendemmia verrà affrontata dalle cantine con scarsissimi livelli di giacenza, grazie ai risultati delle vendite nella stagione appena conclusa”.
LA PRODUZIONE ENOLOGICA DI QUALITA’
La vitivinicoltura pugliese ha compiuto negli ultimi anni significativi passi in avanti, soprattutto in termini di qualificazione delle produzioni e di affermazioni commerciali. In questa direzione ha avuto un ruolo sicuramente importante l’acquisizione di consapevolezza da parte dell’imprenditoria regionale sulla esigenza di produrre meglio (e meno), dall’altro una intensa opera di indirizzo e di sostegno della Regione soprattutto per la qualificazione delle produzioni. Produzioni di qualità garantite dalle numerose denominazioni: 4 DOCG, 6 IGT e 29 DOC.
“Nel 2011 la produzione in qualità – afferma soddisfatto Stefano – ha centrato uno storico progresso: i vini DOC si attestano intorno al milione di ettolitri (0.9 per la precisione), mentre i vini IGT crescono al loro massimo storico di 2.1 milioni di ettolitri”.
La Puglia, infatti, ha prodotto circa 3 milioni di ettolitri di vino di qualità su 5.7 totali, ovvero il 52% del totale, valore di gran lunga più elevato della storia. (fonte: “I numeri del vino” da elaborazione dati ISTAT). Di contro, la produzione di vini da tavola scende da 3.6 a 2.3 milioni di ettolitri, quindi al 41% del prodotto totale, cui si aggiunge l’8% della produzione in mosti.
Sempre la elaborazione de “I numeri del vino” ci riferisce che i vini IGT pugliesi rappresentano il 15% del totale italiano, mentre i vini DOC consolidano il valore del 6% del totale; la produzione vitivinicola ammonta a 644 milioni di euro, oltre la metà del totale del Sud Italia e il 20% del totale italiano.
In questo percorso di crescita della vitivinicoltura pugliese di qualità, un ruolo importante lo ha avuto anche l’azione pubblica regionale: soprattutto negli ultimi due anni è stata sostenuta l’aggregazione tra i soggetti di filiera che producono uve di qualità e, da queste, vini di qualità. Più precisamente: sono state sostenute 11 aggregazioni (i Progetti Integrati di Filiera) cui hanno partecipato quasi 250 tra produttori e trasformatori, con investimenti superiori ai 50 milioni di euro. Investimenti che riguardano produzioni DOC e IGT e richiesti per innovazioni di processo nei campi, per il miglioramento delle tecniche di vinificazione e l’ammodernamento tecnologico delle cantine, per la formazione degli operatori e per la collaborazione con enti di ricerca per la individuazione di nuove metodiche produttive.
“Si tratta di una cifra straordinariamente importante – spiega l’assessore Stefàno – tanto più in un periodo di crisi internazionale quale quello attuale, che testimonia la chiara volontà di intrapresa di un settore fortemente dinamico e motivato alla innovazione. Ne sono ulteriore dimostrazione i numerosi riconoscimenti conseguiti dai vini ottenuti dai nostri vitigni autoctoni che evidenziano un modello di sviluppo caratterizzato da un forte legame col territorio, dalla continua ricerca della migliore qualità e dalla attenzione alle esigenze dei consumatori. Mi riferisco al Negroamaro, ad esempio, o al Nero di Troia, o ancora per restare alla cronaca più recente al Primitivo, che da vino da “taglio”, come è stato considerato per decenni, ha centrato il traguardo di “miglior vino d’Italia 2012” (giudicato dall’incrocio di tutte le migliori guide italiane) ma è entrato anche nella lista dei migliori 100 vini al mondo di Wine Spetactor, la “Bibbia” dell’enologia mondiale”.
OBIETTIVI FUTURI
Il 2012 sarà un anno impegnativo per la Regione Puglia sul versante della riorganizzazione della vitienologia di qualità.
“Puntiamo infatti – prosegue l’assessore Stefàno – a ridisegnare complessivamente la mappa dei vini di qualità DOC con l’obiettivo di esaltare al massimo il connubio vitigno autoctono – territorio. In tal senso, la Puglia oggi appare tra le regioni vitivinicole italiane con le maggiori potenzialità potendo contare su vitigni autoctoni – Primitivo, Negroamaro e Nero di Troia in primis – con caratteristiche in grado di intercettare non solo i gusti dei consumatori italiani ma anche di quelli internazionali o dei nuovi mercati, che si affacciano solo ora al consumo del vino (area BRIC). Solo attraverso produzioni con caratteristiche uniche, esclusive ed inimitabili, infatti, le imprese possono fronteggiare con autorevolezza una concorrenza globalizzata, spesso sleale”.
Con il riconoscimento della DOC “Terra d’Otranto” e “Terra d’Otranto Negramaro” si è compiuto un primo importante step, aggregando le numerose Denominazioni esistenti nel territorio delle provincie di Brindisi – Lecce – Taranto. A questo dovrà seguire un’azione sistemica e ambiziosa, già avviata dal sistema pugliese, su tutto il territorio regionale.
“Un percorso – spiega ancora l’assessore Stefàno – condiviso intelligentemente con i produttori, che la Regione ha ispirato e sostenuto con forza, anche coordinando le varie iniziative”.
In questo percorso di riorganizzazione delle DOC pugliesi gli Uffici regionali stanno ultimando il lavoro di “ridisegno” della mappatura delle Denominazioni che ruotano rispettivamente attorno ai vitigni Nero di Troia e Primitivo; progetti che vedranno coinvolti i produttori delle aree della Capitanata e della zona centrale della Puglia.
Lo sforzo delle istituzioni è quello di esaltare le peculiarità di un sistema storicamente vocato alla viticoltura e all’enologia, con azioni di supporto rivolte alle imprese vitivinicole al fine di migliorare le tecniche di produzione e la qualità del prodotto con mirate azioni di promozione e valorizzazione.
Con la recente registrazione dei vitigni autoctoni pugliesi Minutolo, Marchione, Maresco, Antinello e Somarello rosso al Catalogo Nazionale delle varietà di vite (D.M. 22 aprile 2011 “Modificazioni al registro nazionale delle varietà di vite” pubblicato sulla G.U. n. 170 del 23 luglio 2011), l’Amministrazione regionale è altresì impegnata ad autorizzarne la coltivazione sul territorio regionale. Ciò consentirà di esaltare una grande risorsa enologica ancora inespressa pienamente, legata alla peculiarità dei vini ottenuti dalla vinificazione di queste uve e di affermare sempre più una vitienologia tipica regionale di qualità .