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Sostanzialmente in pareggio il bilancio 2014 delle imprese “rosa”

L’imprenditoria femminile leccese alla data del 31 dicembre 2014 conta 15.748 imprese e pesa per il 22% sull’intero tessuto imprenditoriale della provincia. Quasi quattro imprese rosa su cinque hanno meno di quindici anni e una su tre meno di cinque. Le aziende guidate da donne iscritte al registro delle imprese nel periodo 2000-2009 sono 6.038 e incidono per il 22,8% sul complesso  delle aziende loro coetanee, mentre le 5.842 nate negli ultimi quattro anni vedono aumentare il loro peso al 26,3%.

Il tasso di femminilizzazione, cioè l’incidenza delle imprenditrici sul tessuto produttivo, raggiunge punte più elevate rispetto alla media in alcuni settori quali quelli dei servizi alla persona (44,4%), della sanità e assistenza sociale (37,5%) e dell’istruzione (28,6%) e ancora nella filiera    turistica (28,8%) e agroalimentare (27,8%) e nelel attività finanziarie e assicurative (28%). In altri settori, prettamente a vocazione maschile, tale incidenza è molto al di sotto della media, come il settore dell’edilizia nel quale sono presenti appena 550 imprese guidate da donne (su 10.333) con un’incidenza di poco superiore al 5% e il settore estrattivo  appena 4 cave  (6,15%) su 65 presenti sul territorio provinciale.

La provincia di Lecce con il 22% di imprese rosa è il linea con la percentuale della regione Puglia (22,6%) e quella nazionale (21,5%). Le altre province pugliesi  hanno un tasso di femminilizzazione più elevato, in particolare  Foggia (25,6%) e Taranto (25%), le imprese femminili della provincia  di Brindisi costituiscono il 22,7%, mentre Bari detiene la quota più bassa con il 20,7%. E’ Benevento la provincia italiana con la più elevata presenza di imprese rosa (30,5%), mentre Milano è quella con la quota più bassa (16,5%).

La provincia salentina ha  chiuso il  2014 con un saldo di -7 imprese  un tasso di sviluppo pari a -0,04%, anche la provincia di   Taranto  registrato un saldo negativo:  -25 aziende e un tasso di crescita pari a – 0,21%. Le altre  province pugliesi  hanno chiuso positivamente  il bilancio della nati-mortalità delle imprese femminili: la provincia di Bari registra, in valore assoluto, il saldo più elevato con 99 imprese (+0,32%), segue Brindisi + 42 (0,52%) e Foggia  che aumenta il suo  tessuto imprenditoriale  di 12 aziende (+0,07%).

I settori

Le sette aziende “rosa” in meno registrate al 31 dicembre 2014 scaturiscono da 1.497 iscrizioni e 1.504 cessazioni. Non è possibile effettuare confronti con gli anni precedenti poiché   nel 2014 è stato modificato l’algoritmo di calcolo dell’imprenditoria femminile al fine di migliorare la qualità dei dati sull’universo  dell’imprenditoria di genere. Per quanto riguarda la distribuzione delle imprese rosa tra i vari settori economici, circa il 34%, pari a 5.323 aziende, ha un’attività nell’ambito del commercio,  il 16% nel settore agricolo per complessive 2.519 aziende, il 9,6% nelle attività della ristorazione e turismo per complessive 1.510 aziende  e 1.430 nelle attività dei servizi alla persona (9,1%). Anche per le imprese femminili, come per le imprese in generale , non è possibile effettuare una corretta analisi della nati-mortalità per settore economico, poiché ben 514 imprese risultano non classificate, in quanto  non si è concluso l’iter amministravo con l’attribuzione del codice di attività che  consentirebbe di attribuirle ad uno specifico  settore economico. A causa  di ciò tutti i comparti produttivi  chiudono l’anno in rosso come si evince dalla tabella sottostante, in particolare è il settore del commercio che registra, in valore assoluto, il peggior saldo,  -225 aziende, seguito dal  settore dell’agricoltura che nel 2014 registra una perdita secca di 107 aziende. Anche il manifatturiero  registra un saldo negativo di 67 imprese, però occorre sottolineare che la lettura di tali dati va fatta tenendo conto che ben 514 nuove imprese non sono state “spalmate”  nei vari settori economici e sicuramente parte di queste aziende si collocherà nei settori del commercio, agricoltura e manifatturiero, “mitigando” i dati negativi appena illustrati.

In relazione alla veste giuridica adottata dalle imprese femminili, più del 72% è un’impresa individuale  (11.400 aziende), contro il 67% della struttura imprenditoriale complessiva;   le società di capitale  (2.569) rappresentano il 16% (contro il 18% delle imprese totali),  le società di persone il 7% (contro l’11% del totale), solo le altre forme societarie  con il 4% hanno la medesima incidenza sia per le imprese femminili che per le imprese in generale.

Anche per le imprese rosa  il saldo  delle società di capitale per l’anno 2014 è positivo ed è pari a 175 unità con un tasso di crescita del 7,31%; negativo, invece, il saldo delle imprese individuali pari a -193 (-1,66%) e delle società di persone (-30), le altre forme societarie chiudono il 2014 con 2 imprese in più  (6,25%), analogamente alle  società cooperative il cui bilancio si chiude con +39 (7,47%).

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